Banner ÔÇ£Il Sabato del TimoneÔÇØ 18 genn 25_1920x280

21.12.2024

/
/
Scaglione: «Azione di Prigozhin molto strana. Vendetta di Putin? Non ama i voltagabbana…»
news
27 Giugno 2023

Scaglione: «Azione di Prigozhin molto strana. Vendetta di Putin? Non ama i voltagabbana…»

Una vera sfida per Putin, quella dello scorso 24 giugno, ad opera di Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo mercenario Wagner che da alleato stretto di Putin ora sembra provocarlo apertamente. Prigozhin, nella serata di venerdì 23 giugno, ha accusato l’esercito russo di aver attaccato i suoi miliziani uccidendone molti. Secondo Prigozhin, autore degli attacchi sarebbe stato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu. Per questo il 24 giugno, in Russia, il potere di Vladimir Putin è stato messo in discussione, agli occhi del mondo: l’ex «cuoco di Putin» avrebbe compiuto una «una marcia per la giustizia» fino a Mosca, fermandosi a 200 km dalla capitale «per evitare- ha detto- un bagno di sangue russo».

Ma ha minacciato anche che le sue truppe saranno pronte a marciare su Mosca se il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. Un’azione di non facile interpretazione -per quanto ieri Prigozhin stesso abbia negato di voler fare un golpe, dicendo che voleva protestare – e su cui abbiamo chiesto un parere a Fulvio Scaglione, vice-direttore dei Famiglia Cristiana, corrispondente da Mosca, in passato ha seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l’Afghanistan, l’Iraq e i temi del Medio Oriente, autore di Bye Bye Baghdad (Fratelli Frilli Editori, 2003) e La Russia è tornata (Boroli Editore, 2005), I cristiani e il Medio Oriente (Edizioni San Paolo, 2008), Il patto con il diavolo (Rizzoli, 2016).

Dottor Scaglione, come dobbiamo interpretare l’azione della Wagner di venerdì scorso? Molti hanno parlato di tentato colpo di Stato, altri hanno invece inquadrato l’azione di Prigozhin in una sorta di “rivendicazione sindacale” per avere più armi e munizioni al fronte. Oppure è stato davvero un tentativo di ammutinamento? «È un’azione strana da più punti di vista, anche perché è difficile capire di cosa si sia trattato. Un colpo di stato mi sembra troppo, una rivoluzione anche, perché nessuno ha seguito Prigozhin, neanche i suoi uomini. Una rivolta, un’insurrezione è anche un po’ poco, perché il gruppo Wagner è il più forte esercito mercenario: stiamo parlando di 30.000 uomini perfettamente addestrati, armati e dotati di mezzi corazzati e stiamo anche parlando del gruppo che, per anni, è stato un attrezzo indispensabile della politica estera di Putin, non solo in Ucraina, nel modo che sappiamo ma, anche in Africa, ma soprattutto in Libia, Sudan ecc. uno strumento importante per implementare le direttive del Cremlino, quindi non si può liquidare questa cosa come un colpo di testa. Ma, soprattutto, resta difficile capire perché Prigozhin abbia deciso una cosa, che non aveva nessuna possibilità di riuscire perché in Russia i tentativi armati e para armati non funzionano mai. L’esercito russo o non si schiera o sta dalla parte del Cremlino. Inoltre, quello che viene fatto percepire dalla propaganda al popolo russo, è che questi sono dei traditori che colpiscono alle spalle il paese, mentre è impegnato in una dura guerra con l’Ucraina.»

Esiste la possibilità che Prigozhin possa essere stato in qualche modo eterodiretto? Lo stesso New York Times ha fatto sapere che gli Usa erano informati da giorni di ciò che sarebbe accaduto… «Non lo credo, perché apparentemente i servizi segreti americani sanno tutto, però fanno quello che possono. Credo che sia stata un’iniziativa di Prigozhin che ha colto di sorpresa tutti i leader politici occidentali. Non credo che Prigozhin sia stato diretto da fuori, anche se i canali statali russi hanno subito cominciato a parlare di Cia, eccetera. Ma per i russi la Cia è come i jeans, si mette su tutto e non passa mai di moda. Credo sia stata una questione interna russa».

Putin è davvero indebolito da quanto è successo? Dopotutto, ha comunque mantenuto il potere e il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu – del quale il capo della Wagner sembra volesse la testa – non solo è rimasto al fronte, ma pare abbia pure visitato le truppe in Ucraina, in queste ore. «Sicuramente ha un bel po’ di problemi in più perché ha a che fare con questo gruppo Wagner. Non a caso si sono già levate le voci di molti politici che dicono che il gruppo Wagner non va sciolto, perché è un’unità di élite e non vanno puniti i soldati, a causa dei capi. C’è tutta un’opera di recupero per quello che dicevo prima, perché il gruppo Wagner è stato una cosa importante per la Russia. Inoltre viene fatta uscire di scena una figura che aveva conquistato una grande popolarità in Russia, ovvero Prigozhin. Il terzo problema è che anche i vertici del ministero della difesa che Putin ha coperto e protetto, non sono usciti benissimo da questa storia. Il fatto che non siano riusciti a ricomporre questa vertenza andata avanti mesi, con Prigozhin non depone tantissimo a loro favore. Quindi io non sarei sorpreso se tra un anno, quando nessuno si ricorderà più dei fatti recenti, il ministro Shoigu venisse avviato alle dimissioni.»

Secondo lei il Cremlino si vendicherà con Prigozhin? «Non mi sorprenderebbe. È chiarissimo che Putin non ama i voltagabbana e Prigozhin era una sua creatura. Era una vecchia conoscenza sin dai tempi di San Pietroburgo. È chiaro che questa iniziativa non ha procurato molte benemerenze verso Putin. Comunque il dibattito politico russo si svolge tutto dietro le quinte e noi vediamo solo le conseguenze di esso e questa vicenda ne è la prova. È la prova che dietro le quinte qualche mal di pancia ci sia. Questo, per Putin, con la guerra in Ucraina in corso e con le elezioni presidenziali previste per l’anno prossimo, non è una bella notizia».

Un’ultima domanda sul conflitto in Ucraina: a che punto siamo? La Russia ha sicuramente subito uno scossone interno in questi ultimi giorni, ma la “controffensiva primaverile” di Kiev – neppure ora che siamo in estate – sembra dare grandi risultati…. «In questo momento il conflitto sta vivendo una fase importante, se non decisiva perché si confrontano due strategie: i russi cercano di trasformare questa guerra in una guerra di attrito, di trincea, gli ucraini fanno tutti gli sforzi possibili per trasformarla in una guerra di movimento, per questo hanno molto insistito sui carri armati, sui cannoni per colpire i carri armati, cioè per smuovere le cose. In questo momento è la strategia russa che sembra avere più successo, anche se i vari Zelensky, Biden, eccetera dicono il contrario». (Foto fonti: Bing, immagine libera/ Imagoeconomica/Facebook)

ABBONATI ALLA RIVISTA!

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista