Parole forti, quelle del cardinale Robert Sarah, che, intervenendo alla presentazione del nuovo libro del vescovo Athanasius Schneider Credo: Compendium of the Catholic Faith, ha affermato che «la crisi della Chiesa è entrata in una nuova fase: la crisi del Magistero». Parlando davanti ad un vasto pubblico, il 26 ottobre scorso, a Roma, l’ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – che lo scorso febbraio ha scritto un articolo speciale in memoria di Benedetto XVI sulla nostra rivista (qui per abbonarsi) – ha osservato che «regna oggi una vera cacofonia negli insegnamenti dei pastori».
Vescovi e sacerdoti «sembrano contraddirsi» e impongono le loro opinioni personali «come se fossero una certezza». Il risultato, ha spiegato il cardinale, «è confusione, ambiguità e apostasia. Grande disorientamento, profondo smarrimento e devastanti incertezze inoculate nell’animo di tanti credenti cristiani». Tuttavia, nello stesso contesto, Sarah ha operato anche un importante distinguo: «Quando parliamo di crisi nella Chiesa, è importante sottolineare che la Chiesa, come Corpo mistico di Cristo, continua ad essere una, santa, cattolica e apostolica. La Chiesa, come continuazione ed estensione di Cristo nel mondo, non è in crisi. Siamo noi, i suoi figli peccatori, che siamo in crisi».
Il cardinale ha inoltre insistito sul fatto che «il Magistero autentico, in quanto funzione soprannaturale del Corpo mistico di Cristo, esercitato e guidato invisibilmente dallo Spirito Santo, non può essere in crisi; la voce e l’azione dello Spirito Santo sono costanti, e la verità verso cui ci conduce è salda e immutabile». Per questo motivo ha elogiato il nuovo Compendio di mons. Schneider come forma di aiuto per «quei piccoli che sono affamati del pane della retta dottrina».
Le osservazioni del cardinale Sarah sono state mosse durante l’ultima settimana del “Sinodo sulla sinodalità” e un mese dopo la pubblicazione di una serie di dubia che lui e altri quattro cardinali hanno inviato a Papa Francesco prima dell’assemblea sinodale, esprimendo le proprie preoccupazioni e chiedendo chiarimenti sulle varie questioni dottrinali. Tuttavia il cardinale ha anche ricordato che «Non crediamo in una dottrina, ma amiamo una Persona, Gesù Cristo, in cui crediamo. Non crediamo nei dogmi, nelle ideologie o nella saggezza di questo mondo, ma attraverso la nostra fede in Gesù Cristo, ognuno di noi può dire: “Credo in Gesù Cristo. Tuttavia vivo; tuttavia non io, ma Cristo vive in me; e la vita che ora vivo nella carne, la vivo mediante la fede del Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me».
Ha ricordato infine che Gesù di sé ha detto di essere la “luce del mondo” e che chiunque lo segue non cammina nelle tenebre: «In assenza di questa luce – ha continuato il cardinale- tutto si confonde; è impossibile distinguere il bene dal male. C’è un bisogno urgente, quindi, di vedere ancora una volta che la fede è una luce, perché una volta che la fiamma della fede si spegne, tutte le altre luci cominciano ad affievolirsi» (Fonte foto: Imagoeconomica)
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