San Valentino? Una festa oramai superata. Il mondo corre molto più veloce: ricordare con un pensiero, una cena, o altro l’amore che ha unito e unisce una coppia, tradizionalmente intesa come composta da un uomo e una donna, oltre a non essere più “di moda”, non rispecchia più la realtà dei fatti. Oggi a vincere è infatti il poliamore, che peraltro non si accontenta di una ricorrenza legata a una specifica giornata, bensì si prende un’intera settimana: dal 9 al 15 febbraio di quest’anno, infatti, si celebra la prima Polyamory Week, con tanto di (immancabile, ormai!) hashtag #polyamoryweek.
Di cosa stiamo parlando? Apprendiamo da un Comunicato stampa della Canadian Polyamory Advocacy Association (CPAA) che il poliamore sarebbe «un orientamento di relazione in cui è possibile avere più di un partner, con il consenso di tutti i partner coinvolti». Il che comporta che «per coloro che sono poliamorosi, San Valentino non è solo una celebrazione del solo amore, ma di tutti i nostri amori». Il fenomeno, a detta del CPAA, parrebbe essere in costante crescita, tanto che si è appunto pensato di dedicare un’intera settimana dell’anno alla sua celebrazione: «L’anno scorso ha visto una continua crescita della conoscenza pubblica e l’accettazione del poliamore in tutto il Nord America e il mondo occidentale. La crescita è continuata nella copertura mediatica e nel numero e dimensioni delle conferenze poliamoriche, gruppi poliamorici locali e comunità online, nuovi libri e ricerca accademica».
A mero titolo d’esempio, basta vedere come la nota serie televisiva House Hunters, in onda su HGTV, riporta People, «ha presentato il suo primo throuple – ossia tre persone in una relazione romantica poliamorosa – in uno dei suoi episodi», con tanto di ricerca di una casa dove andare a vivere tutti e tre assieme, vicini vicini… e con tanto di figli al seguito.
Di fronte a questo, ahinoi, anche il coming out della neo vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein da Daria Bignardi risulta ben poca cosa: da un passato di multi-amore, contraddistinto, ha dichiarato, da tante relazioni con uomini e con donne, alla attualità della vita di coppia lesbica… Bisogna ammettere che se partiamo dal poliamore, anche questo multi-amore appare oramai superato e antico.
DAL POLIAMORE CI SALVERÀ… LA GELOSIA
Lo schema di comunicazione, di persuasione e di manipolazione delle masse denominato “La finestra di Overton”, dal nome del sociologo statunitense che lo ha creato, è dunque in piena attuazione: quello che fino a poco tempo fa era considerato inaccettabile, e quasi paradossale vista l’esclusività che contraddistingue(va) la relazione d’amore, passo a passo sta diventando inavvertitamente accettabile. E di qui, il successivo passaggio al fatto che diventi “sensato”, “diffuso” e “legalizzato” è breve. Anche alla luce del fatto che già nel 2011 la Corte Suprema della British Columbia ha sentenziato che la Sezione 293 del codice penale del Canada (la cosiddetta “legge anti-poligamia”) non deve essere applicata alle relazioni poliamoriche non formalizzate.
Però, c’è un però. Perché, se è ormai lecito domandarsi cosa sia oggi – e ancora più cosa sarà in futuro! – l’amore, con una progressiva perdita di consapevolezza da parte delle persone rispetto alla libera scelta e allo sforzo/sacrificio ad esso correlato, c’è forse un fattore che forse in parte frenerà questa deriva: la gelosia. Eh sì, perché se le menti si possono manipolare e influenzare, ma con la gelosia è meglio non giocare più di tanto. Su questo tema non c’è infatti inavvertenza che tenga: tutti, alla fin fine, vogliono essere unici per il proprio/la propria partner.
In definitiva, dunque, questa nuova moda del poliamore, così come l’idea che le coppie possano essere “aperte” o altre declinazioni simili, che vanno a rompere l’esclusività del dualismo amoroso, sono destinate al fallimento. Come cantava Nilla Pizzi nel secondo Dopoguerra: «Io ti darò tutto ciò che vuoi da me, / Ma devi dirmi che ami solo me. […] / Amore vuol dir gelosia / Per chi s’innamora di te, / Tu forse non pensi che fai di me, / Che fai del mio cuor, della vita mia».
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