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San Michele cavaliere. Nel Medioevo il suo culto giunse fino in Africa e fu una difesa per le donne
news
31 Marzo 2014

San Michele cavaliere. Nel Medioevo il suo culto giunse fino in Africa e fu una difesa per le donne

L’arcangelo Michele ricorre cinque volte nella Sacra Scrittura: nel libro dell'’Apocalisse, è il principe degli angeli fedeli a Dio, combatte e scaccia il drago e gli angeli ribelli. Nella tradizione cristiana è  rappresentato come un guerriero chiamato in difesa contro i nemici della Chiesa.
Il suo culto ebbe una diffusione incredibile nel MedioEvo, in particolare a partire dal santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, sorto nel V secolo, luogo di irradiazione della devozione micaelica in tutta Europa.
Ma a testimoniare quanto il popolo cristiano di ogni latitudine facesse riferimento a questo sommo protettore è giunta una scoperta di un gruppo di ricercatori del British Museum. Analizzando la mummia di una giovane donna rinvenuta in Sud Sudan e risalente all’ottavo secolo, hanno infatti rinvenuto su una sua coscia un tatuaggio con il monogramma greco di San Michele. L’antropologo Daniel Antoine ha ricordato come San Michele fosse il protettore del Sudan medievale ed è probabile che l’uso per le donne di tatuarsi il simbolo dell’arcangelo fosse un modo per invocarne la protezione nel parto e contro le violenze.

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