Avrei voluto incontrare Sammy Basso per sapere qualcosa in più sul suo conto, ma il Signore l’ha chiamato da questa vita. Della sua giovane esistenza (era nato nel 1995) si sa già molto grazie alla sua voglia di fronteggiare la malattia e la sua capacità di comunicatore, di chi vuole e sa condividere. Si era laureato all’Università degli Studi di Padova in Scienze naturali nel 2018, con una tesi di ingegneria genetica sulla progeria, malattia da cui era affetto. Nominato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, si era poi specializzato in Molecular Biology prendendo un’altra laurea con uno studio che indagava sulla correlazione tra progeria e infiammazione.
Se il suo viso era scarno e i lineamenti induriti dalla sua patologia, tuttavia il suo sguardo era vivace, penetrante, profondo, così come il sorriso pronto e la simpatia innata. Volto noto sia in campo scientifico sia in campo mediatico, essendo stato invitato in molte trasmissioni televisive, è stato anche protagonista del documentario Life according to Sam (prodotto negli Stati Uniti) e di Il viaggio di Sammy (docufilm trasmesso in Italia) nato dal suo omonimo libro. Il suo amore per la ricerca ha portato i suoi genitori nel 2005 a fondare l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso con lo scopo di raccogliere fondi.
Oltre alla sua vivace intelligenza, deve essere pure ricordata la sua testimonianza di fede, che può anche aiutare a riflettere sul rapporto tra scienza e fede. Nel nostro tempo, molti sono ancora ideologicamente ancorati alla convinzione positivista che tra queste due realtà ci sia una inconciliabile opposizione di fondo. Non c’è nulla di più sbagliato, se si tiene debitamente conto che entrambe operano su piani differenti. La scienza, infatti, cerca di spiegare il “come” avvengono le cose, mentre la fede (come la filosofia) spiega il “perché”: è il compito dello scienziato, per esempio, spiegare com’è nato il mondo, ma sarà premura del teologo (o filosofo) dirci il perché il mondo c’è. Il problema – irto di pericoli – si manifesta quando il religioso vuol fare lo scienziato o, peggio, quando lo scienziato vuole fare il teologo (o il filosofo). Pur mantenendo gli ambiti distinti, sebbene debbano sempre collaborare, il risultato porta a intuire come non ci sia mai una vera contraddizione tra le proposte scientifiche e gli insegnamenti della fede. Questa visione sulla realtà, Sammy l’aveva ben compresa, tanto da lasciarci questa stupenda lezione: «La fede è la parte principale, la più intima di me stesso. Potrei dire qualsiasi cosa su di me, ma se non dicessi che ho fede è come se non dicessi niente. Sono credente e spesso magari mi viene anche chiesto come si fa a credere nonostante una malattia genetica così rara. Per me, però, Dio è così grande, cioè una realtà talmente oltre ogni portata, che veramente ogni cosa scompare, perché credo che Dio mi ha dato una vita, mi ha dato una famiglia, mi ha dato degli amici, mi ha dato un mondo dove stare e queste sono tutte cose molto più importanti, molto più grandi di quelle che una malattia può togliere. Della fede cristiana mi piace proprio questo: il fatto che tutti noi fedeli dovremmo cercare di assomigliare a Dio, tenendo però conto che Lui ci ha reso il compito facile, perché è Lui che ha voluto assomigliare tantissimo a noi, ha condiviso ogni cosa con noi: dalla festa al dolore, alla morte». L’augurio da credenti – nella speranza della fede – è che la fine terrena per Sammy Basso sia un nuovo inizio, l’alba della risurrezione.
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