Il sabato è caratterizzato dall’attesa. C’è fermento nelle case e nelle chiese. Tutto viene preparato per il pranzo di Pasqua. Tutto viene allestito per la grande veglia di Pasqua. Non ci sono celebrazioni liturgiche in questo giorno. E’ l’unico giorno dell’anno in cui la Chiesa, attraverso la sua Liturgia, sembra essere divenuta afona. Eppure, c’è fermento. Nelle chiese si tornano a benedire le uova di Pasqua. E qualcuno torna a confessarsi. Questi sono i due gesti che segnano il giorno del sabato, vigilia della Pasqua.
Le uova vengono portate in modo semplice, alcune persino tinteggiate, altre addirittura pitturate…Il sacerdote le benedice
Benedetto sei tu, Signore del cielo e della terra,
che nella radiosa luce del Cristo risorto
ridesti l’uomo e il mondo alla vita nuova
che scaturisce dalle sorgenti del Salvatore:
guarda a noi tuoi fedeli
e a quanti si ciberanno di queste uova,
umile e domestico richiamo alle feste pasquali;
fa’ che ci apriamo alla fraternità
nella gioia del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore,
che ha vinto la morte
e vive e regna nei secoli dei secoli.
La Pasqua cattolica cade nella prima domenica dopo la prima luna dell’equinozio di primavera. Tutto, in questa stagione, si ridesta e si rinnova. L’uovo, nella sua simbolicità più immediata, richiama il dischiudersi della vita. Questa espressione della pietà popolare, molto tipica della tradizione orientale, ma presente anche in quella della Chiesa latina, si riflette nella consuetudine di benedire le uova per poi mangiarle al mattino di Pasqua.
Il gesto, semplice ed umile, ci induce ad aprirci ad una fraternità nuova. Proprio oggi, ho colto l’occasione per chiedere scusa ad un confratello con il quale c’era stato un fraintendimento. Quell’uovo, come tanti segni della devozione, sono una provocazione a vivere più intensamente e con più verità la vita nuova di Cristo. In Lui, tutte le cose sono nuove. Anche i rapporti possono essere, almeno tentativamente, nuovi.
Il secondo gesto, invece, è la confessione pasquale. Quello del sabato era un giorno interamente dedicato alle confessioni. Quando ero parroco ricordo oltre 8 ore di confessione…Ora, ho l’impressione che il Covid abbia ridimensionato, non di poco la confessione. Anche le disposizioni della Chiesa hanno disciplinato prevalentemente la celebrazione della S. Messa, ma poco hanno detto del sacramento della Riconciliazione. Non che siano le disposizioni a determinare la pratica o meno di questo sacramento… Il silenzio caduto su questo sacramento del cristiano tradisce una sorta di disinteresse. Da tempo, la Chiesa non sembra aver premura di valorizzare questo appuntamento decisivo della vita del credente sia per l’assoluzione dei peccati sia per la formazione delle coscienze. Molti documenti sono stati elaborati per l’Eucarestia e spesso per arginarne derive e profanazioni anche se – diciamolo chiaramente – senza grandi esiti. Molti documenti, molta premura è spesa per il rinnovo della catechesi e per una nuova coscienza del sacramento del Battesimo. Non altrettanti sforzi abbiamo investito per dare centralità a questo sacramento. Quando mi chiamano nelle parrocchie per le prime confessioni ho sempre il cuore in subbuglio perché assisto ad una trascuratezza ed imprecisioni che mi feriscono.
La stagione del Covid, ossia della grande paura degli incontri ravvicinati, ha come congelato ulteriormente la celebrazione del Sacramento. Eppure, uno dei cinque precetti della Chiesa sollecita a ricevere «il sacramento dell’Eucaristia almeno a Pasqua » e perché questo avvenga degnamente un altro dei cinque precetti ricorda di « confessare i tuoi peccati almeno una volta all’anno ». Per tanti, la Pasqua era occasione di fare Pasqua, ossia di confessarsi e comunicarsi.
Non so cosa accadrà in questo sabato Santo. Il sacramento della Confessione è Cristo che chiama a ricevere una vita nuova per partecipare a quel lavorio di conversione iniziato col Battesimo. E’ sorgente di una Grazia che scaturisce direttamente dalla Croce. Nella Santa confessione, tu sei il frutto benedetto di quell’albero; Tu sei il figlio amato per il quale Cristo è morto. Tu sei l’uomo, tu sei la donna che Dio, con sé, vuol far risorgere.
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