Il giorno dell’Assunta il vescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, e quello di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, nelle loro omelie del 15 agosto hanno richiamato il dramma delle nuove linee guida lanciate dal Ministro Roberto Speranza per l’aborto farmacologico. Che adesso potrà essere eseguito a casa senza necessità di ricovero e fino alla nona settimana di gestazione.
Napolioni: “Diffondiamo la pillola abortiva come una caramella”
L’invito del vescovo di Cremona Napolioni è a riflettere sull’uso di una pillola Ru486 che «diffondiamo come una caramella» anche se offre «la possibilità di togliere la vita». «Ma proprio adesso?», si domanda il vescovo. «Proprio adesso che abbiamo riscoperto il dramma della solitudine, di chi è morto senza la vicinanza dei propri cari? Proprio adesso che abbiamo riscoperto come la salute è davvero pubblica, ha bisogno di una cura vicendevole, di un dialogo, di una nuova progettazione anche di convivenza umana in cui i più deboli abbiano gli stessi diritti dei più ricchi e tutti possono essere curati nel corpo e nello spirito? Proprio adesso, in cui vediamo l’allarme per una società in cui sembra non esserci più voglia di essere padri e madri, diffondiamo come una caramella la possibilità di togliere la vita, anche fosse una vita sbocciata male? Almeno pensiamoci, almeno parliamo, almeno preghiamo, almeno chiediamo aiuto! La storia insegna che dove una donna non è lasciata sola la vita è più forte della morte. E Maria ne è la conferma estrema e radicale!».
Crepaldi: “Nessun progresso umano e civile”
La presentazione delle nuove linee guida per l’aborto farmacologico è stata data dal ministro Speranza come un «passo avanti» di «civiltà». Ribatte così il vescovo Crepaldi:
«Non c’è nessun progresso umano e civile quando con l’aborto si favorisce l’uccisione di un individuo della specie umana nel grembo che lo accoglie, invece di prodigarsi per la difesa dell’essere più indifeso che ci sia. Non c’è nessun progresso umano e civile quando l’interruzione della gravidanza è talmente banalizzata da essere equiparata a un semplice intervento farmacologico. Non c’è nessun progresso umano e civile quando, soprattutto con le nuove disposizioni, la donna viene abbandonata a se stessa in una solitudine sanitaria, psicologica e morale di fronte alla scelta esistenziale, tragica e pericolosa, dell’interruzione della gravidanza. Non c’è nessun progresso umano e civile quando si percorre la strada dell’aborto al posto di quella dell’aiuto alla maternità, in una situazione di preoccupante contrazione demografica che rende incerto il futuro del nostro Paese».
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