«In virtù della divinità che gli era unita, il corpo di Cristo riassunse l’anima che aveva deposto; e l’anima riprese il corpo che aveva abbandonato» (S. Tommaso d’Aquino, S. Th. III, q. 53, a. 4)
«I testi scritti parlano di un Cristo che dopo la morte passa (come nessuno aveva fatto prima di lui) a una vita che non è né una modalità di esistenza spirituale, né un’esistenza “naturale” così come noi la conosciamo, ma una vita con una sua Nuova Natura. Dicono che dopo sei settimane Egli si ritirò in una modalità d’esistenza diversa. Si dice – Egli dice – che sia andato a “preparare un posto per noi”. Presumibilmente, ciò significa che è intento a creare tutta la Nuova Natura che costituirà l’ambiente e le condizioni di vita per la Sua umanità glorificata e, in Lui, per noi. (…)
È la rappresentazione di una nuova natura umana, e una nuova Natura in generale che viene fatta nascere. In effetti, dobbiamo credere che il corpo risorto sia estremamente differente dal corpo mortale, ma l’esistenza, in questo nuovo stato, di qualcosa che possa essere descritto come “corpo” implica qualche sorta di relazione spaziale, e alla lunga un universo interamente nuovo. Questa è l’immagine non del disfare, ma del rifare. Il vecchio campo dello spazio, del tempo, della materia e dei sensi verrà sarchiato, scavato e seminato per un nuovo raccolto. Noi possiamo essere stanchi di quel vecchio campo, Dio no». (C.S. Lewis, Miracoli, Lindau 2010, pag. 218)
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