XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato( Mt 10;40).
Con questa frase Gesù ci chiarisce la stretta connessione che c’è tra Dio, Padre e origine di tutte le cose, e lui, il Figlio unigenito di Dio, mandato nel mondo per la nostra liberazione; e la stretta connessione che c’è tra Lui, redentore e Signore dell’universo, e i suoi apostoli, da lui inviati nel mondo per rendere presente nei secoli il suo stesso mistero di salvezza.
La Chiesa, fondata sugli apostoli, non è separabile da Cristo, come Cristo non è separabile dal Padre. Nella concretezza dell’esistenza un Dio senza Cristo è un ignoto lontano dall’uomo, dalla sua esistenza, un Dio che ognuno può ridurre a sentimento o a discorso di cui non si può avere nessuna esperienza, una meta lontana, di cui magari si riconosce anche l’esistenza e l’importanza, ma senza alcuna via per raggiungerla. L’uomo è perso nelle sue immagini e nei sforzi immaginativi, come in fondo accade in tutte le religioni. E’ Cristo, con la “sua umanità” e la sua carne che diventa “via” a questo altrimenti ignoto e lontano divino!
Ma non si potrebbe riconoscere Cristo presente, non semplice profeta o maestro di morale, ma centro di tutti i cuori e giudice delle nostre azioni, senza riconoscere nella Chiesa la sua opera e la sua eredità, che in modo garantito ci dona e ci rende presente e sperimentabile la sua luce, la sua forza, la sua speranza, la sua consolazione.
Insomma la verità è indivisibile e, nella realtà delle cose, tutto si implica: rifiutare la Chiesa significa rifiutare Cristo, salvatore del mondo; rifiutare Cristo significa rifiutare Dio; rifiutare Dio significa porre le premesse di una società e di una vita assurda e disumana, come la storia di questi ultimi secoli si è incaricata di dimostrare all’evidenza.
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