Ha un’impronta cattolica ed è basato su un’esperienza cristiana, ma è rivolto decisamente a tutti, “Retrouvaille”, dal francese “ritrovarsi”, un servizio nato in seno alla Chiesa, ma rivolto a tutte le coppie in crisi, sposate o conviventi, con gravi problemi relazionali, che sono in procinto di separarsi o persino già divorziate, ma che hanno la volontà di ricucire le ferite del loro matrimonio.
Davvero un segno di speranza, in una realtà che propone come unica alternativa alle crisi di coppia, quasi automaticamente e passivamente, il divorzio. Retrouvaille nasce in Canada, nel 1977, attualmente è diffuso in cinque continenti ed è costituito da più di 150 comunità sparse in tutto il mondo.
Per avere un’idea dell’efficacia di questa esperienza, basti pensare che ben 175.000 coppie, nel mondo, ne hanno sperimentato il programma, di cui l’85% ha risolto i propri problemi, rimanendo saldamente in piedi nel proprio matrimonio che sembrava destinato al fallimento, inesorabilmente. In Italia Retrouvaille è arrivato nel 2002, grazie all’impegno di molte coppie sposate e sacerdoti e su impulso della Conferenza Episcopale Italiana. Come sottolineano i coordinatori di Retrouvaille Italia, Denise e Gianni Marrucco, sposati da 45 anni: «Le difficoltà di comunicazione sono il principale problema in un matrimonio, non meno importanti sono anche i problemi legati alla famiglia d’origine. Talvolta finiscono in situazioni di infedeltà, abuso fisico, abuso mentale o abuso di sostanze.”
Al centro del programma, un cammino basato sulla valorizzazione dell’ascolto, del perdono, sull’importanza del dialogo, mezzi troppo spesso dati per scontati, ma essenziali, ai fini di un vero percorso di rappacificazione e di riscoperta del proprio rapporto coniugale.
Ciò che, però rappresenta la peculiarità di questo percorso è che tutto questo avviene perfettamente immersi in un clima comunitario, dove ci si sente accompagnati e sostenuti da altre coppie che credono nel valore del matrimonio e della preghiera e addirittura nella crisi, come potenziale strumento di Grazia.
Un concetto, quest’ultimo, sottolineato anche da papa Francesco che, nel ricevere Retrouvaille, lo scorso novembre ha dichiarato: «C’è tanto bisogno di persone, di coniugi che sappiano testimoniare che la crisi non è una maledizione, fa parte del cammino, e costituisce un’opportunità. E anche noi, preti e vescovi, dobbiamo andare su questa strada, far vedere che la crisi è un’opportunità. Altrimenti saremmo preti o vescovi chiusi in noi stessi, senza un dialogo reale con le altre persone».
Insomma, una Chiesa che vuole mostrare come, persino la fragilità e la debolezza, possono essere uno strumento di Grazia, perché le mancanze e gli errori possono essere recuperati in un’ottica salvifica e dunque non rappresentano necessariamente la pietra tombale di un rapporto, se si desidera davvero rielaborare il lutto dei propri sbagli e far risorgere, dalle proprie ceneri, tutta la bellezza del sogno che aveva portato due innamorati, ad accarezzare una vita di coppia, basata sulla certezza del “per sempre”.
Una prospettiva, contraria alla narrazione del “mondo”, in cui Dio salva non, “nonostante” la carne, ma “attraverso” la carne, in cui persino le cadute clamorose delle coppie in crisi, possono essere recuperate in una prospettiva di senso che porti al perdono e alla salvezza. Una rilettura dei propri fallimenti in cui si scopre che nulla è avvenuto in vano ed è ciò che spinge i coniugi in crisi, persino quelli alle soglie della separazione o già divorziati, ad avere la forza di rialzarsi e perdonarsi.
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