A Felix Ngole, assistente sociale cristiano, è stata ritirata un’offerta di lavoro a causa delle sue idee coerenti col suo credo. È accaduto in Inghilterra e l’azienda in questione è la Touchstone Support che ha preso la ferale decisione dopo aver scoperto che Ngole aveva vinto, in passato, una causa, in nome della libertà di espressione su questioni oggi divenute spinose e spesso oggetto di censura da parte del pensiero unico. L’uomo, infatti, non ha dubbi: «Le ragioni che hanno spinto l’azienda a ritirare l’offerta di lavoro si configurano come un attacco vero e proprio a me e alla mia fede». Ma ricostruiamo la vicenda per capirne di più.
Nel 2015 Ngole si era visto sospendere la sua carriera di studente, nel campo del sociale, all’Università di Sheffield, a causa di un post su Facebook in cui affermava che il matrimonio fosse tra un uomo e una donna. Senza scomporsi di fronte a tale provvedimento, aveva impugnato la sospensione vincendo la causa, nel 2019, in quanto la sua opinione rientrerebbe nel diritto alla libertà di espressione. Secondo la sentenza della Corte d’appello, infatti, «il signor Ngole non avrebbe discriminato nessuno». a causa delle sue opinioni personali. Il tribunale ha stabilito che «la mera espressione di opinioni religiose sul peccato non connota necessariamente discriminazione» e Ngole ha potuto terminare gli studi, qualificandosi come assistente sociale.
C’è da dire che all’uomo era stato offerto asilo politico nel Regno Unito, a causa delle persecuzioni politiche in Camerun, ma pare essere passato dalla padella alla brace. Dopo un promettente colloquio, nel maggio dello scorso anno, gli è stato offerto il lavoro dei suoi sogni alla Touchstone. Il suo ruolo, si sarebbe svolto presso il Wakefield Hospital e avrebbe dovuto consistere nel gestire le dimissioni dei pazienti. Ma poche settimane dopo il primo colloquio, avrebbe ricevuto un’e-mail dal vice amministratore delegato di Touchstone, Kathryn Hart, in cui veniva definito “non adatto” alla posizione. L’offerta di lavoro sarebbe stata magicamente ritirata dopo che l’azienda avrebbe scoperto la causa precedente in cui era stato coinvolto il futuro dipendente. La società, che guarda caso, sarebbe finanziata dal Stonewall Group LGBT, per di più avrebbe chiesto a Ngole di mostrarsi disposto ad «abbracciare e promuovere i diritti LGBT+».
Ma non finisce qui, perché lo scorso 11 luglio l’uomo è stato sottoposto ad un interrogatorio con la signora Hart e il direttore delle operazioni di Touchstone, Dave Pickard. «È stato come essere interrogato in Camerun» – ha raccontato al Mail on Sunday, un interrogatorio in cui ha dovuto persino rendere conto dei suoi valori cristiani: «È stato un attacco alla mia fede. Anche se non mi hanno definito omofobo, mi hanno, comunque, ritratto come uno che ha in odio le persone della comunità Lgbt e che, quindi non avrebbe potuto causare loro che del male. Ero sconvolto. Questo ritratto non corrisponde al mio essere cristiano. Non discriminerei mai nessuno, è l’opposto di ciò che insegna la Bibbia».
Ngole, dopo tutto questo, ha portato Touchstone davanti al tribunale del lavoro, denunciando l’azienda ai sensi dell’Equality Act per discriminazione, molestie e danni morali. Prima dell’udienza, Ngole ha dichiarato: «Mi è stato detto che ero il miglior candidato per quel posto di lavoro, poi improvvisamente sono diventato disoccupato perché hanno scoperto che sono cristiano. È inaccettabile che i datori di lavoro arrivino a discriminare chi ha dei valori cristiani, e che costringano le persone a promuovere, sul posto di lavoro, un’ideologia che va contro la loro coscienza. […] Se arriviamo al punto in cui se non celebri o sostieni gli LGBT non puoi nemmeno avere un posto di lavoro, allora ogni cristiano là fuori non ha un futuro. Puoi studiare quanto vuoi, ma non avrai alcuna possibilità. Non ho altra scelta che perseguire nuovamente le vie legali perché se permetto che questo accada a me, accadrà anche ai cristiani e agli individui di ogni credo di tutto il Paese». (Fonte foto: Facebook)
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