Nel 2020, quattro persone nei Paesi Bassi hanno chiesto di essere uccise per non sottoporsi alla terapia intensiva per Covid. Fanno parte delle 6938 persone uccise da questo sistema nei Paesi Bassi lo scorso anno, un record assoluto, secondo i dati forniti dal Comitato regionale per la revisione dell’eutanasia. In proporzione alla popolazione sarebbe l’equivalente in Spagna (dove hanno da poco approvato la legge sull’eutanasia) di circa 18.000 persone, cioè 180.000 persone in un decennio.
Le cifre dei Paesi Bassi rappresentano un aumento del 9% rispetto all’anno precedente e superano il picco raggiunto nel 2017. Nel 2018 e nel 2019 si è registrato un crollo a seguito del perseguimento penale di un medico per l’eutanasia di una 74enne malata Alzheimer che è stata trattenuta con la forza da tre persone perché ha opposto resistenza all’iniezione letale. È stato il primo operatore sanitario a essere processato per negligenza dall’approvazione dell’eutanasia nel 2002, ma la sua successiva assoluzione ha nuovamente rassicurato i medici, determinando un ulteriore aumento dei decessi.
Il cancro terminale è la principale causa di applicazioni di eutanasia, secondo il rapporto, ma la demenza rappresenta il 2% dei casi e i disturbi psichiatrici l’1%. Ciò implica che 208 persone (543 se facciamo rapporto con la proporzione della popolazione in Spagna) hanno perso la vita senza manifestare il loro consenso, o con un consenso alterato a causa della malattia, senza altre cause concomitanti.
Attualmente, nei Paesi Bassi si discute se consentire il suicidio assistito a persone di età superiore ai 75 anni solo perché ritengono che il loro ciclo di vita sia terminato, anche se non presentano alcuna patologia. Già nel 2018 un’estensione della legge – che negli ultimi vent’anni ha continuato a tutelare sempre più casi – ha autorizzato la morte di anziani che presentavano «le difficoltà tipiche della vecchiaia». È allo studio anche l’espansione della legge per permettere l’eutanasia dei bambini.
La legge spagnola, che entrerà in vigore a giugno, riprende già tutte le proroghe che si sono rese necessarie nei regolamenti di altri paesi. Richiede che il paziente soffra «una malattia grave e incurabile o una condizione grave, cronica e invalidante nei termini stabiliti in questa Legge», termini che considerano come tali le «limitazioni che riguardano direttamente l’autonomia fisica e le attività della vita quotidiana, in modo che non permette di badare a se stessa, oltre che alla capacità di espressione e di relazione, e che hanno associato sofferenze fisiche o psicologiche costanti e intollerabili per chi la subisce». (Fonte)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl