Oggi il direttore di Rai Tre Franco di Mare sarà ascoltato in Commissione di Vigilanza Rai su quello che è ormai noto come “il caso Fedez”. Ieri mattina il deputato del Pd Alessandro Zan, paladino del ddl sulla cosiddetta omotransfobia che porta la sua firma, in diretta su RTL 102.5, ha detto: «Penso che chiedere preventivamente ad un artista, che si esibisce sul palco del primo maggio che è il palco dei diritti per eccellenza, il suo discorso per poi tentare di censurarlo, non sia un cosa bella del servizio pubblico, ecco perché è giusto che ci sia un chiarimento anche in commissione di vigilanza e mi sarei aspettato delle scuse più importanti. Certo è che la Rai in questo frangente, non ci ha fatto una bella figura, mi auguro che queste cose non succedano più, in un paese civile ed avanzato come l’Italia non ci può essere nessuna forma di censura»
E dire che otto anni fa sembrava pensarla diversamente. Correva l’anno 2013, a Uno Mattina Estate va in onda un dibattito sulla legge allora in discussione, la legge sull’omofobia, appunto, che portava la firma dell’allora deputato Pd Ivan Scalfarotto (oggi Italia Viva). In studio Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo dell’età evolutiva, Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, e Giancarlo Cerrelli, allora vice-presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. Un dibattito allora apparentemente come tanti, su una legge in discussione in Parlamento, con un ospite a favore della legge (Marrazzo), un ospite contrario (Cerrelli) e un’ospite più “neutro”, se così si può dire. Il dibattito come spesso accade si vivacizza, e parla di omosessualità – oggi tema considerato tabù – , Cerrelli osa introdurre i concetti di «natura» e «disordine» che, per inciso, altro non sono che quelli del Catechismo della Chiesa Cattolica, ribadisce che si nasce uomini e donne e che si nasce da un uomo e da una donna. Ovviamente – superfluo ribadirlo, ma necessario coi tempi che corrono – Cerrelli non “istiga all’odio”, come si usa dire oggi, non “istiga alla violenza”, non insulta nessuno, espone soltanto la sua visione sulla legge da giurista cattolico. Ma il mondo Lgbt non glielo perdona.
Immediatamente scatta l’accusa di “omofobia” e il caso finisce su tutte le principali testate italiane al grido di «Cerrelli omofobo». A farsi sentire, dalle fila di Sinistra e Libertà, è, guarda un po’, il capogruppo Alessandro Zan che in una nota afferma «Possibile che in Rai se si parla di gay bisogna ricorrere per forza ad ospiti ultra cattolici e omofobi? Su questo chiederò l’intervento della Commissione Parlamentare di Vigilanza. E’ impensabile che il servizio pubblico si faccia megafono di tesi, teorie e personaggi che esprimono opinioni discriminanti e che si scagliano contro la discussione in corso in Parlamento, senza alcun contraddittorio politico».
Strano che nel recente caso di Fedez Alessandro Zan non abbia chiesto alcun contraddittorio politico, strano che oggi parli di censura mentre allora affermasse la necessità che il servizio pubblico non inviti una persona in virtù delle proprie opinioni. Strano anche che, a pochi giorni da quella nota di Alessandro Zan venne annullata la partecipazione, già calendarizzata di Giancarlo Cerrelli in un’altra trasmissione Rai, Domenica In. Sarà stata certamente una coincidenza del tutto casuale. Strano anche che oggi Zan si aspetti una presa di posizione della Commissione Vigilanza Rai contro la censura, mentre allora chiedesse un intervento della medesima commissione… proprio per censurare le voci considerate (ma poi da chi?) “omofobe”.
Il Ddl Zan non è ancora stato approvato, ma in Rai è come se fosse in vigore già da tempo. Tanto che oggi in Commissione di Vigilanza non si discute del mancato contraddittorio televisivo su un testo in discussione, ma sulla supposta censura di un artista che è andato in onda dicendo esattamente quello che aveva previsto.
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