Un’estate che con violenza cruda ci sta restituendo uno sguardo sul tempo impietoso: infanticidi, stupri, per citare alcuni fatti di cronaca. Un cocktail maledetto tra dipendenza da device e dipendenza da porno, dipendenze da sostanze servite su piatti d’argento, per la distruzione dei nostri figli. Vere e proprie carceri neurobiologiche, in cui non si trova la gratificazione che si cerca, in cui il desiderio di felicità ti inchioda alla ricerca di uno stimolo sempre maggiore: si parte dall’immagine o dal video visto per caso sul cellulare a otto anni, per ritrovarsi poi, non così di rado, a cercare materiale pedopornografico.
Una caramella alla cannabis a dodici anni, che ti trascina tra le stazioni delle città alla ricerca di quella droga, mai leggera, che ti appaga sempre di meno. Un aperitivo con poco alcool, ma che profuma di vodka, che ti trascina nel vortice dell’alcolismo. E mentre il mainstream, la musica trap/rap, gli influencer continuano ad indicare continuamente, perché fa figo, la ricerca del godimento, slegato dalla relazione, una ricerca falsa di felicità e amore senza limiti, pieno di pulsioni, pretese, desideri assurti a diritti (voglio, posso, pretendo), c’è chi pensa che valga la pena alzarsi, anche dopo mille cadute, per poter restituire un’altra possibilità: la libertà vera, la felicità vera. Quella di sapersi controllare, per l’altro; rinunciare, per l’altro; sacrificarsi, cioè rendere sacro, per l’altro; scegliere il bene, per l’altro. Ed essere felici, insieme.
È l’esperienza di Riccardo, Francesco, Alessandro e Francesca, Alberto – Don Alberto, alcuni dei protagonisti del Joy music festival, di musicisti di ispirazione cristiana, riuniti il 2 settembre nella suggestiva location dell’Arena Beky Bay, di fronte al mare a Bellaria Igea Marina (Rn) per un evento unico e memorabile che riunisce sullo stesso palco The Sun, GenVerde, Reale, Debora Vezzani, Kantiere Kairos, Angelo Maugeri, Laboratorio del Suono – Sermig, Dario Urbano, Nuovi Orizzonti Music con la conduzione di don Alberto Ravagnani e i ragazzi di Fraternità: un festival di musica libera e controcorrente, che indica la bellezza dell’amore pieno.
«Spesso mi domandavo se ero all’altezza dì quello che stavo facendo, se ero “giusto”, se amavo, se ero amato, se ero accettato, ma non trovavo una risposta vera a queste domande. Abusavo di alcol e relazioni, ma poi l’alcol si è appropriato della mia vita e piano piano stava andando tutto a rotoli – ci racconta Riccardo Rossi, batterista storico dei The Sun – Per tacere quelle domande bevevo ancor di più. La risposta è poi arrivata grazie all’incontro con Cristo, tramite l’amicizia, la preghiera, la cura, la terapia e la nuova musica. L’amicizia, quella vera, quella sincera che si basa sulla fede e quindi che ha fondamento sulla roccia (biblicamente parlando) ti fa capire quanto sei amato, voluto ed accettato proprio perché Dio ti ama proprio per quello che sei. Questo è ciò che mi aiuta a scegliere giorno dopo giorno di essere libero da sostanze e dipendenze. – continua con gli occhi pieni di speranza e amore, di chi ha visto l’inferno più buio, e vuole raccontare che è possibile uscirne – Quando mi chiedono cosa mi fa essere felice veramente io rispondo: la musica. Quando mi chiedono cosa mi fa essere me stesso e consapevole delle meraviglie che ogni giorno il Signore ci dona rispondo: la musica. La musica, ora, vissuta con la consapevolezza che abbiamo oggi, mi fa amare e sentire amato, al posto giusto».
A Riccardo fanno eco Francesca e Alessandro Gallo, i Reale, che hanno provato sulla loro carne la fregatura della dipendenza: «A cosa serve la mia vita adesso? Chi sono davvero io senza niente? Senza sostanze, senza soldi, senza vestiti firmati, senza maschere? Come faccio ad essere felice? – e indicano nella musica una via di uscita– La musica è uno dei veicoli comunicativi fisici e spirituali più potenti nella storia dell’uomo. Vibra e fa vibrare organi, viscere e membrane che niente di esterno all’uomo riesce a raggiungere. Spiritualmente ed emotivamente “congela” i sentimenti che provi quando l’ascolti. Se al primo bacio e in sottofondo c’è una canzone, quando riascolterai quella canzone dopo 30 anni, ti ricorderai delle emozioni che hai provato il quel momento. Questo è stato capito benissimo dal mercato, che usa la musica per veicolare messaggi distruttivi per mantenere i giovani nel vuoto e nel bisogno dipendente di un consumismo tossico. Quindi la musica che parla di Fede, di bello, di Buono, può segnare un sentiero, stimolare emozioni positive e voglia di ricerca. Non è una risposta ma ti aiuta a farti le domande giuste in una selva pericolosa, dove Gesù è ancora la risposta più ribelle di felicità vera!».
Francesco Lorenzi, tra gli organizzatori, ci racconta che suona «Perché ce l’ho dentro. Può sembrare banale, ma non lo è. Ci sono cose per cui siamo nati e viverle è fondamentale se si vuole essere felici, cioè fertili. Ognuno di noi ha una vocazione: nel mio piccolo, la parola che Dio ha pronunciato per me ha a che fare con la ricetrasmissione della luce, e la musica è uno dei mezzi più adatti per farlo che ha un potere simile a quello che ha su di noi una relazione importante nella fase della crescita. A prescindere dal nostro esserne consapevoli, la musica infatti può stimolarci, interrogarci, condurci, formarci, influenzarci: nel momento in cui c’è, agisce e impatta sulla nostra percezione. E, così come noi siamo il risultato delle nostre relazioni, siamo anche il risultato delle canzoni che abbiamo ascoltato e che ascoltiamo. La musica può cambiare il corso di un’esistenza, arrivando perfino ad influire sulla direzione di una intera società. E quando realizzi che lo strumento con cui comunichi al mondo può liberare oppure schiavizzare, uccidere o salvare, devi scegliere come utilizzarlo e da che parte stare. Da quando me ne sono reso conto, grazie a Dio, servire il bene comune e la sacralità della vita è l’unica opzione: questo influisce su tutte le mie e nostre produzioni e iniziative che proponiamo in vari modi e forme sia da soli che collaborando con Officina del Sole e con La Gloria (dai dischi, ai concerti, ai viaggi in Terra Santa al Joy Music Feste ecc.). Ciò coincide puntualmente con l’essere controcorrente – con tutte le conseguenze del caso – ma non potrei vivere diversamente. Devo combattere ogni giorno per sostenere un modo diverso di fare musica, ma sono tanto felice e grato nel poterlo fare, e nel farlo con persone eccezionali al mio fianco. A partire da Riccardo, Matteo, Gianluca con cui suono da 25 anni, a cui si è aggiunto in corsa l’irrinunciabile Andrea. Abbiamo attraversato insieme “stagioni” diverse, e questo è la mia prova provata che Dio è fedele, se glielo permettiamo! Significa aver imparato ad essere liberi da condizionamenti e mode, sapendoci amare e ascoltare perché anzitutto diamo ascolto all’unico vero Maestro, stabile e al contempo sempre innovatore. Significa anche riuscire a vedere nitidamente come il ruolo della musica che ha maggiore successo si sia trasformata nel corso dei decenni da mezzo di contestazione a strumento funzionale alle élite del pensiero unico e, capendolo, continuare ancora con più convinzione sulla nostra strada ostinata e controcorrente».
Musica, che indica che si può essere felici e liberi, oltre che controcorrente. A presentare il Joyfest e a testimoniare la bellezza di ritrovarsi giovani desiderosi di santità sarà Don Alberto Ravagnani che ci racconta come è nata “Fraternità”. «Fraternità vive nella Chiesa come community di ragazzi accomunati dalla stessa fede e dal desiderio di diventare santi. Sono ragazzi che già hanno appartenenze ecclesiali legate a un territorio, ma che, proprio grazie a Fraternità, crescono nell’appartenenza alla Chiesa tutta. Fraternità, infatti, vive nelle parrocchie, nei movimenti e nelle Associazioni, nei vicariati e nelle Diocesi, ma non è nessuna di queste realtà, perché vive in tutta la Chiesa. Grazie alla sua natura di community, Fraternità vuole contribuire al rinnovamento della Chiesa in chiave sinodale perché, dall’interno, si travalichino i limiti territoriali, abbassando le barriere, trasformando le mura in ponti». L’esperienza di Fraternità è germogliata all’interno dell’oratorio San Filippo Neri di Busto Arsizio durante l’estate del 2020. I ragazzi di don Alberto Ravagnani, dopo mesi vissuti chiusi tra le mura di casa a motivo del Covid, si trovano a vivere un’autentica esperienza di fede e di amicizia che permette loro di incontrare Dio. I giovani si convertono, tornano a frequentare la messa, iniziano a pregare. In breve la loro testimonianza contagia i loro coetanei e coloro che, a motivo della fama di don Alberto, passano per quell’oratorio. Ciò che colpisce è quanto i ragazzi si amano fra di loro e quanto amano Dio. Chi incontra questi ragazzi poi ritorna a casa propria entusiasta, desideroso di raccontare a tutti l’esperienza vissuta e di portare nella propria realtà quello stile di vita cristiano. Ora Fraternità è una community conosciuta in tutta Italia ed estremamente vitale. I ragazzi di Fraternità si mettono a disposizione di parrocchie, movimenti e Diocesi per annunciare e vivere il Vangelo in maniera sempre più autentica e sempre più attuale, per raggiungere anche coloro che in questo momento sono più lontani dalla Chiesa.
«I social network, a questo proposito, sono essenziali: da una parte perché permettono di rimanere in contatto al di là delle distanze – e questo può favorire gli incontri in presenza – dall’altra perché potenzialmente permettono di raggiungere tutti – e questa può trasformarsi in una preziosa occasione di prima evangelizzazione. Attraverso i social, infatti, i ragazzi rimangano in contatto, si scrivono, si organizzano per incontrarsi, condividono contenuti sulla loro vita di fede, danno corpo alla comunione dei santi che già li lega a livello spirituale al di là delle distanze di tempo e spazio che li separano. Insomma, Fraternità è il sogno di essere Chiesa nella realtà di oggi, fedele al Vangelo di sempre e proiettata nel futuro ancora da scoprire», continua Don Alberto. Tra i protagonisti del Joy Music Fest ci sono tanti amici di Fraternità che stanno condividendo con noi i valori della nostra community e il nostro cammino. Tra questi, in particolare, i Reale e i The Sun. È infatti Francesco Lorenzi insieme a Damiano Ferrari che ha prodotto l’inno di Fraternità ‘Santi Insieme’, pubblicato a luglio e contenuto, tra l’altro, nella compilation ‘Gioia piena estate 2023’ distribuite la ‘La Gloria’. «Quando ci è stato chiesto di portare la nostra testimonianza sul palco, quindi, non abbiamo potuto che dire di sì! Arriveremo dal nostro grande secondo raduno che si terrà a Loreto dal 28 al 31 agosto: sarà per tutta la Fraternità un modo per continuare quell’esperienza e certamente un’opportunità per vivere insieme una grande giornata insieme… che siamo certi sarà grandiosa». (Fonte foto: The Sun Music, Facebook)
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