Papa Francesco lo ha opportunamente ribadito. L’unzione degl’infermi non è automaticamente l’estrema unzione ai moribondi. Entrambe sono da desiderare, ma la prima è una buona pratica cui auspicabilmente ricorrere sempre in caso di malattia o di degenza ospedaliera, e non solo se si è in punto morte. Ma siccome la nostra cultura materialista e al contempo superstiziosa – come ha appunto osservato il pontefice – fa di tutto per esorcizzare anche la sola idea della morte, volgendo lo sguardo altrove, pochissimi malati ricorrono alla benedizione del sacerdote giacché hanno paura che ciò non faccia altro che annunciare… l’arrivo delle pompe funebri; temiamo, insomma, che l’aiuto consolante dell’unzione sacra porti iella.
Del resto, mons. Michael C. Barber S.J., vescovo di Oakland, in California, testimonia proprio il contrario, come ha riferito nell’omelia alla Messa celebrata l’8 febbraio, Giornata mondiale del malato, ricordando il tempo in cui era cappellano militare dei marine.
Assegnato al 23° reggimento, di stanza a San Bruno, in California, era presente il giorno in cui a un giovane soldato di 21 anni appena rientrato dall’Irak senza nemmeno un graffio fu diagnosticato il cancro alla testa. Radiazioni, chemioterapia, il milite fu ricoverato nell’ospedale annesso alla prestigiosa Università di Stanford. Alle visite e alle operazioni lo accompagnava spesso lui, padre Barber, poiché da temo quel giovane non aveva più rapporti con i genitori, né con il padre né con la madre.
I trattamenti medici si fecero sempre più invasivi, sempre più profondi. La situazione del giovane peggiorava. A un certo punto, in seguito a una ennesima operazione, il marine non fu più in grado di percepire né odori né sapori. Il suo capo era tutta fasciato a causa dell’intervento. Oramai era allo stadio terminale. Fu allora che disse: «Mi sa che è meglio fare qualche piano per il futuro» («e se hai il cancro», ha commentato mons. Barber nell’omelia, «i piani che fai sono grandi!»). Da solo, di fronte al suo cappellano, il marine aggiunse: «Padre Barber, voglio diventare cattolico». Era infatti ateo, non credeva, non praticava, non si riconosceva in alcuna fede, Chiesa o comunità. Ma qualcosa lo aveva cambiato radicalmente.
«OK», disse il cappellano, «ti darò un libro sulla fede: leggilo e prova a vedere se è proprio questo ciò con cui ti vuoi impelagare. Se è così, allora di battezzerò». Ma il marine rispose subito: «Non ho bisogno di libri. Voglio essere quello che siete lei e il colonnello». Il colonnello in questione era infatti cattolico praticante, gli aveva fatto visita in ospedale ogni giorno della sua degenza e si era offerto di accoglierlo in casa propria per la convalescenza, una volta che avesse finito con le operazioni.
«Ho amministrato al giovane marine», ha spiegato il vescovo, «i sacramenti del battesimo, della prima confessione, della prima Comunione, della cresima e dell’estrema unzione: tutti nello stesso giorno. Il giovane è morto poco dopo, confortato dai riti di Santa Madre Chiesa. Si è conformato a Cristo attraverso il battesimo…. e attraverso la croce del cancro».
E poi: «Nel vangelo di Luca leggiamo di Maria che, una volta che l’angelo Le ebbe detto che sarebbe divenuta la Madre di Dio, seppe anche che sua cugina Elisabetta era incinta. Non appena seppe che qualcuno aveva bisogno di lei, Maria partì immediatamente per recarsi a casa di quella parente e aiutarla in vista della futura nascita. Ora, se Maria si reca subito in aiuto di una donna incinta, quanto più Ella verrà in aiuto di chi sta soffrendo a causa di una malattia, di un morbo, o di un dolore profondo. Quanto di più!
«Quel piccolo iPhone che tengo accanto la mio letto suona ogni mattina perché qualcuno da Roma mi invia per email l’omelia del Papa alla Messa quotidiana. E stamattina il Papa ha detto qualcosa di molto bello su Maria, che voglio condividere con voi: “Nostra Signora ci è sempre vicina. Guarda ognuno di noi con amore materno e sempre ci accompagna nel nostro viaggio. Non esitate a rivolgervi a Lei per qualsiasi necessità, specialmente quando il peso della vita, con tutti i suoi problemi, si fa sentire. Amen!».