Le diocesi cinesi delle province di Zhejiang, Henan e Guizhou sono state sottoposte questo mese a una nuova campagna per rimuovere i simboli pubblici del cristianesimo. L’accordo «provvisorio» tra Vaticano-Cina, ratificato lo scorso 22 settembre, centrato sulla questione delle nomine dei vescovi, purtroppo sembra non sortire effetti sul piano della libertà religiosa.
Il 15 ottobre scorso nel Guizhou sudoccidentale i funzionari cinesi hanno emesso un ordine alla Chiesa di Anlong per rimuovere strutture e croci, che si dice siano in violazione delle leggi di pianificazione. Le croci sono state erette come parte di un pellegrinaggio locale.
Il 12 ottobre, due croci della chiesa cattolica di Luoyang nella provincia di Henan sono state demolite dalle autorità alle 2 del mattino.
Nella stessa provincia, il 3 ottobre, in una chiesa della diocesi di Zhumadian è stata rimossa una croce con la forza. Un alto funzionario provinciale aveva precedentemente dichiarato che era necessaria un’azione in quanto la croce era chiaramente visibile da una vicina stazione ferroviaria.
L’11 ottobre, la croce su un campanile e un muro di una chiesa nella città di Wenzhou, nella provincia di Zhejiang, sono stati demoliti da 40 lavoratori inviati dai funzionari comunisti locali.
John, un cattolico della cosiddetta “chiesa ufficiale” della Cina, “riconosciuta” dal governo, ha detto ad ucanews.com che è deprimente che tali problemi persistono.
Teme che la rimozione delle croci sia solo l’inizio di un programma più ampio per rimuovere tutti i simboli della chiesa posti all’esterno.
«Questo è il cristianesimo conforme alla sinicizzazione, in altre parole, in linea con il socialismo», ha detto John.
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