Il matrimonio gay non è un matrimonio e non fa nascere una famiglia. La famiglia, infatti, è una sola: quella fatta da un uomo e una donna.
E questo è chiaro anche a molti finlandesi.
L’iniziativa è partita dal basso, dai cittadini, e mira a sostenere il matrimonio come unione tra un uomo e una donna. Vuole insomma difendere la famiglia naturale, che poi è l’unica vera famiglia esistente.
Nelle scorse settimane è stato organizzato persino un flash mob ad Helsinki, dove i promotori della campagna hanno esposto l’ormai celebre bandiera della Manif pour tous, con cui gli organizzatori sono gemellati.
La presidente dell’Associazione, Jukka Rahkonen, ha ricordato che “solo un matrimonio tra un uomo e una donna è in grado di offrire ad un bambino sia una madre che un padre”. Non a caso, gli slogan utilizzati per raccogliere le firme sono stati “Due padri non possono sostituire una madre” e “Due madri non possono sostituire un padre”.
Tutto ciò ha attirato agli attivisti della campagna numerose aggressioni verbali e qualche episodio di violenza fisica. “Noi saremmo ‘persone disgustose’ semplicemente perché crediamo e diciamo che il matrimonio è un’unione tra un uomo e una donna”, ha dichiarato Pasi Turunen, che insieme a Rahkonen ha lanciato l’iniziativa dei cittadini circa sei mesi fa.
Il numero di firme raccolte finora è un risultato notevole, specie se si considera che non v’è stata alcuna attenzione da parte dei media.
“Ora ci aspettiamo che l’iniziativa, come previsto dalla legge, venga tenuta in debita considerazione dal Parlamento, con la stessa serietà con cui sono trattate altre petizioni” ha affermato Jukka Rahkonen. “Tuttavia, qualunque cosa accada – ha aggiunto – continueremo a promuovere il matrimonio come unione di un uomo e una donna nella società finlandese e nella legislazione e a lavorare per il diritto dei bambini ad avere sia una madre che un padre“.
Nel novembre 2014 il Parlamento finlandese ha approvato una legge che permette l’unione civile anche fra persone dello stesso sesso. Il presidente Sauli Niinistö ha firmato il provvedimento nel marzo 2015, sospendendone però l’applicazione fino al 2017. La legge, infatti, era passata con una maggioranza minima e contro il parere dell’Ufficio legale del Governo.