Un nuovo studio dal titolo Could an anomaly in Turin Shroud blood reopen the 1988-radiocarbon-dating result?, pubblicato recentemente sulla rivista internazionale World Scientific News (qui) a firma del professore associato di Misure Meccaniche e Termiche dell’Università di Padova Giulio Fanti (foto a lato), dal 1997 instancabile studioso della Sindone, sulla quale ha pubblicato decine di lavori scientifici e diversi libri, riapre una questione molto dibattuta all’interno del mondo scientifico: a quando risale il Sacro Lino che, secondo la tradizione ma anche a giudizio di un’ampia fetta di scienziati, ha avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la Sua crocifissione, morte e Risurrezione? Il Timone ne ha parlato con l’Autore stesso dello studio.
Professore, molto in sintesi, il suo nuovo studio a quali conclusioni giunge?
«Effettivamente non arriva a conclusioni, ma propone una spiegazione dell’inattendibilità della datazione radiocarbonica del 1988. La mancanza di azoto, tipica componente del sangue, riscontrata nei campioni ematici provenienti dalla S. Sindone sostiene l’ipotesi proposta nel 1989 da T. J. Phillips su Nature riguardante un’esplosione di energia legata alla Risurrezione che avrebbe mutato gli atomi di azoto in carbonio 14, ringiovanendo quindi la data radiocarbonica del tessuto».
Quindi queste considerazioni quali ricadute hanno rispetto a una possibile datazione della Sindone?
«Dopo 25 anni di studi scientifici sulla S. Sindone, sono sicuro che questa Reliquia abbia avvolto il corpo di N.S. Gesù Cristo. Questo S. Lino è già stato datato al primo secolo d.C. con test meccanici e chimici. È in pubblicazione un libro dove dimostro che le monete bizantine raffiguravano Gesù Cristo dal 692 d.C. con caratteristiche copiate dalla S. Sindone. Il problema attuale è quindi quello di capire come e dove la datazione radiocarbonica del 1988 ha sbagliato clamorosamente. La mancanza di azoto nel sangue lo spiegherebbe».
Alla luce di tutto questo, dunque, il controverso studio del 1988, che era giunto a collocare la datazione della Sindone in epoca medievale (1260-1390), risulta definitivamente confutato?
«Non credo che si possa parlare di confutazione conclusiva. A livello scientifico nulla è definitivo perché nuovi studi e nuove prove possono sempre mettere in discussione i risultati precedenti. Anche in questo l’articolo pubblicato su Nature sui risultati della datazione al Carbonio 14 della S. Sindone è anomalo perché nelle conclusioni dichiara che il risultato è un’evidenza conclusiva. Non credo poi sia un problema di confutazione quando anche studi statistici pubblicati su importanti riviste scientifiche hanno dimostrato l’inattendibilità del risultato. Il problema invece è quello di capire perché la datazione del 1988 è stata soggetta ad un errore così clamoroso. La mancanza di azoto nel sangue sindonico, trasformato in carbonio 14, è una spiegazione che inoltre trasformerebbe il risultato della datazione del 1988 in un forte indizio della presenza degli effetti dell’energia della Risurrezione che produsse l’immagine corporea ancora oggi irriproducibile».
Arrivando alla conclusione, e citando il titolo di un suo libro, è possibile riaffermare nuovamente che nell’analisi della Sindone “la scienza rafforza la fede”?
«Non solo nel caso della S. Sindone la scienza rafforza la fede, ma in tutti i casi in cui un ricercatore si accosti umilmente a studiare un Oggetto di carattere religioso. In accordo con S. Giovanni Paolo II: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (Fides et Ratio). Per quanto riguarda gli studi scientifici che ho eseguito sulla S. Sindone, posso dire che dal confronto con i Testi Sacri ho potuto trovare solo conferme alla Fede. Per esempio nei Vangeli si legge solo che Gesù fu flagellato. La S. Sindone ci mostra invece come e quanto duramente Gesù fu torturato: più di 370 ferite da flagello visibili, ma che fanno pensare a 500-600 ferite totali in quanto non tutta la S. Sindone era a contatto con il cadavere di Gesù Cristo. Recentemente mi è stato chiesto di studiare un presunto Miracolo Eucaristico che si è manifestato dopo avere usato un purificatoio in lino per pulire il pavimento di una chiesa dove era caduta un’Ostia consacrata. In corrispondenza ai frammenti del SS. Sacramento raccolti nel purificatoio e messo in una vaschetta piena d’acqua, si sono formate macchiette rosse che test di laboratorio hanno dimostrato essere sangue. La particolarissima configurazione di tali macchiette mi ha fatto capire che su quel purificatoio è realmente avvenuto un Miracolo Eucaristico umanamente irriproducibile».
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