I duchi di Sussex tornano a far parlare di sé. Questa volta a fare scalpore è un’affermazione del principe Harry, rilasciata nel corso di un’intervista con Jane Goodall che sarà pubblicata sul numero di Vogue curato dalla stessa Meghan, per cui vorrebbe avere «al massimo due figli» per non gravare sull’ambiente.
Ma andiamo con ordine. Parlando con il duca, la Goodall ha affermato che «è pazzesco pensare che possiamo avere uno sviluppo economico illimitato su un pianeta con risorse naturali limitate»; per poi proseguire: «Facciamo parte del mondo naturale e, se non riusciamo a imparare a vivere in armonia con esso, questo peggiorerà», fino al punto che «la gente combatterà sull’ultima terra fertile, sull’ultima acqua dolce». Una visione, questa, pienamente condivisa da Harry, che ha anzi colto lo spunto per affermare che «ciò che dobbiamo ricordare a tutti è: queste sono cose che stanno accadendo già ora. Le stiamo già vivendo». Nel proseguo dell’intervista il duca ha quindi rivelato che la sua attenzione per l’ambiente si è intensificata con l’arrivo del piccolo Archie, seppure fosse presente «anche prima di avere un figlio, e sperando di avere figli». Un uso del plurale “figli” che ha portato la Goodall ad esclamare: «Non troppi!». Al che Harry ha risposto con un netto: «Due, massimo!». Per poi proseguire nel suo ragionamento: «Ma ho sempre pensato: questo posto è preso in prestito. E, sicuramente, essendo intelligenti come tutti noi o evoluti come dovremmo essere tutti, dovremmo essere in grado di lasciare qualcosa di meglio per la prossima generazione».
Insomma, quella che poteva essere un’intervista tra le tante è diventata un fantastico assist alla tesi neomalthusiana così tanto in voga nel pensiero occidentale, secondo la quale l’uomo sarebbe il cancro del pianeta e la popolazione mondiale andrebbe controllata al fine di evitare il collasso ambientale. Peccato solo che una tale visione è errata alle radici, come rilevato da diversi scienziati ed economisti, tra i quali Ettore Gotti Tedeschi. Ed è proprio l’ex numero uno dello Ior che, in un suo scritto, rovescia il ragionamento, affermando che «la vera responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani e affini». Infatti, adottando la politica della crescita zero della popolazione, come vorrebbe chi predica l’idea che vadano messi al mondo al massimo due figli per coppia, si determina una impasse nella crescita del Pil (Prodotto interno lordo), che può essere ovviata solamente facendo crescere i consumi individuali.
Ma, prosegue l’economista, «per soddisfare l’esigenza di consumismo diffuso, si sono anche creati i presupposti di povertà e di sfruttamento dell’ambiente. Ciò è avvenuto deindustrializzando i paesi occidentali, troppo costosi produttivamente, e delocalizzando: trasferendo cioè produzioni in paesi a basso costo di mano d’opera, ancora impreparati alla tecnologia protettiva dell’ambiente». Ed ecco quindi che è venuto a crearsi un circolo vizioso che continua ad autoalimentarsi, e con conseguenze sempre più deleterie: meno figli, più consumi e aumento del danno ambientale.
Qual è dunque la soluzione migliore per tutelare l’ambiente e dare ossigeno all’economia? Fare figli. Tanti figli.
Potrebbe interessarti anche