Si chiama surrogate-motherhood.com ed è uno dei primi risultati che Google propone cercando “maternità surrogata”. Appena si approda nel sito appare la scritta: «Welcome to success» ovvero “Benarrivata al successo, 18 anni di successi”, realizziamo mille programmi all’anno con il 90% di successo”, dove il successo, ripetuto e ribadito, è nei volti delle decine di foto di bimbi sorridenti e paffuti che appaiono dietro lo slogan.
Immediatamente si apre una chat: «Ciao! Scrivi qui la tua domanda e ti risponderemo entro 30 secondi». Il tempo è denaro si sa, e qui non se ne perde, occorre cogliere l’attimo, quello virtuale in cui un utente approda sulla pagina e potrebbe non rimanere a lungo. Chi ha pensato il sito, e soprattutto “il servizio”, evidentemente lo sa e così subito si viene agganciati. Il nome che appare è Kateryna e così decidiamo di rispondere fingendoci interessati a quello che nessuno chiama utero in affitto. Sono circa le 18:20. «Buonasera, sto cercando l’opportunità di avere un figlio, ma qui in Italia la “surrogacy” è proibita per legge, come fare?». A quel punto Kateryna dice che per capire quale proposta farci ha bisogno di sapere alcune cose, ossia se abbiamo bisogno di una donatrice di ovuli, se ho “un partner” e se siamo una “coppia eterosessuale”.
Di fronte alle risposte affermative, sono passati solo due minuti dall’inizio della conversazione, scrive: «Le offriamo un programma di “surrogacy” a Cipro. Con un massimo di due embrioni trasferiti sono 31950 euro, con un numero di trasferimenti illimitato sono 34950». Rispondiamo che non abbiamo problemi di soldi, ma che siamo preoccupati perché nel nostro Paese questa pratica è illegale. «Non è illegale a Cipro – ci rassicura – e c’è un contratto formale. Il padre biologico e la surrogata saranno registrati come genitori sul certificato di nascita del bambino. Poi la surrogata firmerà tutti i documenti necessari tra cui “il rifiuto di partecipare alla vita del bambino”. Dopo un anno voi potrete de-maternizzare la surrogata e iniziare il processo di adozione (ma per questo dovrete essere sposati)». Sì, ha scritto proprio de-maternizzre, “de-mothering”, per la precisione, perché la conversazione avviene in inglese.
Le spiegazioni proseguono: «La nascita del bambino è possibile in Repubblica Ceca oppure nel Suo Paese di residenza. Nel primo caso ci vorranno dai 7 ai 10 giorni per lasciare il Paese, nel secondo la surrogata arriverà in Italia a 24-26 settimane di gravidanza, potrebbe vivere con voi o altrimenti voi dovrete provvedere alla sua sistemazione. Dovrete in questo caso pensare anche ad un’assistenza medica per monitorare la gravidanza e coprire relativi costi, e coprire anche i costi di viaggio della surrogata, che figurerà come la fidanzata del vostro partner». Sono le 18.28 e Kateryna ci dice che se le lasciamo una mail ci manda in dettaglio tutte le proposte, che puntualmente troviamo nella casella alle 18.35. Quindici minuti totali dal primo contatto all’invio dell’offerta migliore.
Probabilmente ordinare sushi a casa ci avrebbe preso più tempo, quello necessario per scegliere tra la tempura di gamberi e il sashimi. Ma d’altra parte sempre di commercio si tratta, come documentato anche nell’inchiesta del Timone del mese di maggio. Le spiegazioni sull’offerta sono dettagliate e in italiano, seppur claudicante. Si elencano le offerte come in un “normale” un catalogo:
Restano fuori solo le voci: «diagnosi genetica preimpianto degli embrioni PGD (13, 18, 21, cromosomi X, Y) con selezione del sesso + 2000 Euro». Da pagare a parte, come il vino e il caffè. Eppure nel nostro Paese oltre all’utero in affitto è vietato anche propagandare questa pratica, possibile che questi siti operino liberamente e alla luce del sole? (Fonte foto: Pexels.com)
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