I livelli di siccità sono all’estremo, in Tunisia 100 fonti sono asciutte, il Marocco sta vivendo «la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni», gli incendi all’ordine del giorno, il tema del surriscaldamento globale ogni mattina fa capolino dal nostro smartphone. E così, mentre l’influencer di turno ci consiglia di passare al veganesimo e di fare la doccia fredda se possibile sotto i due minuti e mezzo di tempo, Anthony Vaccarello, direttore creativo di Kering – il gruppo francese che possiede Yves Saint Laurent – porta i suoi modelli nel deserto marocchino di Agafay per presentare la collezione uomo primavera-estate 2023.
Più di 300 giornalisti, celebrità, tra cui Caterine Deneuve, Béatrice Dalle, Vincent Gallo e Finn Wolfhard sono arrivati su jet privati e furgoni nel deserto. Per accoglierli al meglio «Kering ha affittato terreni, ha creato una strada di 6 chilometri per accedere al sito, con annaffiature giornaliere, edifici effimeri, aria condizionata e spazio VIP», scrive lemondemoderne.media, «È stato progettato uno studio hollywoodiano. Sul sito della sfilata, diversi edifici di 35 metri, un edificio di controllo tecnico, una sala VIP e altri edifici coperti da pannelli a specchio per uffici e collezioni».
Défilé Yves Saint Laurent en plein désert, avec construction d’une route de 6km, d’une piscine geante, des climatiseurs, d’espaces VIP.. Pour faire venir en avion 300 journalistes, starlettes et influenceurs ! Surtout coupez bien votre Wifi les gueux… pic.twitter.com/44mT37iAaz
— Cerveaux non disponibles (@CerveauxNon) July 30, 2022
Ciliegina sulla torta: un anello di luce da 12 tonnellate realizzato dall’artista e stage designer londinese Es Devlin si innalza da una piscina di 500 m³, per la quale sono serviti 50 camion, come fosse un’imponente oasi. Agli ideatori non è apparso affatto ossimorico uno spreco tale d’acqua nel bel mezzo della siccità.
Ovviamente dalla stampa è tutto un elogio a quest’opera d’arte. Su GQ si legge la romantica descrizione: «Gli ospiti sono stati trasportati in convogli, come 007, in furgoni neri, in un campo costruito appositamente nel cuore del deserto». E se la sfilata è stata all’insegna della sobrietà delle linee in «una collezione dove maschile e femminile si mescolano, dove le linee si ammorbidiscono prendendo in prestito quelle silhouette rilassate del luogo» – si legge su MFF – lo spreco di risorse è stato tutt’altro che ecologico, alla faccia della “sustainability” tanto decantata sul sito di Saint Laurent.
Attenzione però, Kering ci tiene a specificare che la sfilata è stata gestita nel rigoroso rispetto della «strategia di sviluppo sostenibile per il 2025». Infatti le emissioni di gas serra sono state calcolate e compensate da progetti di conservazione forestale, le attrezzature realizzate possono senz’altro essere affittate e riutilizzate o donate, l’acqua dell’oasi sarà destinata a irrigare gli ulivi della regione di Agafay. Ora siamo davvero sollevati, perché se è questa l’élite che vuole inculcarci uno stile di vita più green, sventolarci con il ventaglio e spegnere i condizionatori farà davvero la differenza per il pianeta.
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