da Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 – 1° marzo 1940, pp. 489-492, Tipografia Poliglotta Vaticana
Anche a voi, o cari sposi novelli, anche a voi, pur in questa nostra Italia profondamente cattolica, in cui la nostra santa religione è «la sola religione dello Stato» e al matrimonio, «base della famiglia», è riconosciuta una «dignità conforme alle tradizioni cattoliche del popolo» (cfr. Trattato e Concordato fra la S. Sede e l'Italia), potrà capitare di incontrarvi con propagatori di dottrine distruggitrici della fede. Potrete sentire intorno a voi talvolta trattare la religione come una cosa accessoria, se non nociva, per riguardo alle urgenti preoccupazioni della vita materiale. Si vanterà forse dinanzi a voi una sentimentalità religiosa senza dogmi; si affermeranno errori e pregiudizi contrari a ciò che il catechismo vi insegna circa il matrimonio, la sua unità, la sua indissolubilità; sentirete dire che il matrimonio cristiano impone agli sposi obblighi eccessivi, impossibili a compiersi. Impossibili, sì, alle sole forze umane; ma per questo il sacramento ha messo e conserva in voi, collo stato di grazia, forze divine. Nulla di ciò che Dio prescrive è al di sopra di queste forze soprannaturali, presenti e cooperanti in voi: «Tutte le cose mi sono possibili in colui che è mio conforto» (Philipp., IV, 13), esclamava l'Apostolo delle Genti. «Non io, ma la grazia di Dio che è con me» (I Cor., XV, 10).