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Petizione per bloccare il Gesù della figlia di Michael Jackson
NEWS 2 Luglio 2020    di Andrea Zambrano

Petizione per bloccare il Gesù della figlia di Michael Jackson

Le firme sono già arrivate a 260mila, ma saliranno ancora perché l’oggetto del contendere è di quelli esplosivi. Al Gesù omosessuale ci aveva pensato Netflix, ma questa volta una nuova produzione americana va oltre: Gesù è (perdonateci): una donna, lesbica, che ha una relazione con una prostituta che si traveste da suora per scappare da un non meglio precisato guaio legato alla droga. Bel film, verrebbe da dire, ma stavolta la regista Janell Shirtcliff, non ha badato a spese e per impersonare il protagonista ha scelto un’attrice poco conosciuta, ma dal nome impegnativo: Paris Jackson. Proprio così. E’ la figlia del mitico re del pop Michael che ha avviato una carriera da attrice.

Il film si chiama Habit ed è destinato a suscitare un vespaio di polemiche perché la blasfemia in esso contenuto va oltre la sensibilità religiosa. Infatti, in poche settimane dal lancio della campagna attraverso la piattaforma CitizenGo, le firme raccolte per chiedere il fermo del film sono state oltre 260mila e sono destinate a crescere. La protesta è promossa dalla Christian Film and Television Commission ed è rivolta al produttore e ai distributori della pellicola affinché non mandino in onda il film.

La campagna sottolinea che la pellicola, che sta per uscire, «ha un contenuto altamente offensivo e blasfemo per i 2 miliardi di cristiani nel mondo che considerano Gesù Cristo figlio di Dio e Salvatore», ma non solo. «Si tratta – hanno ribadito – di una mancanza di rispetto verso tutti coloro che anche se non riconoscono Gesù come Figlio di Dio lo considerano una figura storica rilevante, come ad esempio i musulmani».

L’obiettivo è fare si che nessun distributore distribuisca il film. Un desiderio e poco più dato il giro di miliardi che ruota attorno al business di Hollywood. Le motivazioni illustrate dalla campagna, la mancanza di rispetto, però, non sono sufficienti. Almeno altre due andrebbero spiegate ai signori pieni di dollari dell’industria cinematografica americana.

Anzitutto, l’offesa non è solo al sentimento religioso, ma anche all’intelligenza: provocare fino a questo punto, con allusioni puramente gratuite e antistoriche è un insulto alla storia e quindi all’intelligenza delle persone, ad esempio gli spettatori che pagheranno il biglietto – speriamo pochi – nel mondo dato che il film verrà sicuramente tradotto.

Ma bisogna essere chiari anche su un altro punto: la blasfemia esplicita contenuta nel film è già essa stessa l’offesa, un’offesa che non si fa solo all’uomo e al fede, ma che si fa prima di tutto a Dio. E’ ristabilire il diritto di Dio ad essere adorato e non vilipeso da un’attrice nota solo per il suo cognome la prima azione da fare perché queste offese creano delle ferite tra l’uomo e il suo Creatore, non passano in cavalleria con un colpo di spugna.

Bene dunque chiedere il boicottagio della pellicola, ma anche promuove qualche azione riparatrice perché il protagonista ha anche lui i suoi diritti.


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