Una cosa è comunque certa, in queste assai incerte elezioni Usa: nonostante il vantaggio di grandi elettori di cui gode Joe Biden, Donald Trump non è che non accetti la sconfitta, si dichiara proprio convinto di essere il vincitore e minaccia azioni legali direttamente alla Corte Suprema sia per nuovi conteggi delle schede in Michigan, Wisconsin, Nord Carolina, Georgia e Pennsylvania, sia per segnalare opacità se non veri e propri brogli.
Un sospetto condiviso anche da un politico di lungo corso come Rudy Giuliani, il quale ha parlato apertamente di «massicci brogli» ai danni dei repubblicani. D’accordo, ma cosa c’è di vero in queste denunce? Potranno essere solo delle autorità, dei giudici, a pronunciarsi su tali segnalazioni che i social, Twitter in testa, si sono curiosamente già precipitati a censurare alla stregua di farneticanti fake news.
Ciò nonostante, è possibile condividere con i lettori del Timone quelle che, a dire di Trump, sarebbero delle cose «molto strane» accadute ai seggi. Il riferimento è in particolare a tre Stati – Wisconsin, Michigan e Nevada – dove nella prima parte degli scrutini il candidato repubblicano era ampiamente avanti rispetto al rivale; ciò nonostante, quando in questi tre Stati si è notificato lo spoglio dei voti anticipati e postali, questi hanno assicurato un balzo in avanti per Biden prodigioso e, quindi, poco verosimile.
Perché, se da un lato era già ampiamente nell’aria che il voto postale avrebbe avvantaggiato il candidato democratico, dall’altro in molti hanno faticato a credere ai loro occhi quando, con gli aggiornamenti di voti da alcune contee, Biden è risultato beneficiario del 100% di questi voti; che, in Michigan, sono per esempio risultati fino a 138.339 in una sola volta. Un po’ troppi, anche qui, per non sollevare qualche dubbio. Un’anomalia simile sembra essersi verificata nel citato Wisconsin dove, all’improvviso, un repentino aggiornamento di dati ha visto Biden incassare il 100% dei nuovi voti recuperando il distacco di 4,1% che aveva Trump nei suoi confronti.
Dinamiche non meno bizzarre si sarebbero verificate poi, per esempio, in Arizona, dove la vittoria pare sia stata assegnata a Joe Biden con anticipo rispetto addirittura dell’inizio dello scrutinio. Non solo: sempre in Arizona – dove Trump era dato in vantaggio da più indicatori -, tramite degli oggetti appuntiti, che rendono difficile la lettura delle schede da parte delle macchine per la conta, delle schede elettorali sarebbero state manomesse da qualche non meglio precisata «manina invisibile». A queste segnalazioni – tutte da verificare – se ne aggiungono altre che stanno circolando in Rete in queste ore.
Pare infatti che, in più di uno Stato, la percentuale dei voti sia superiore al numero degli aventi diritto, e in Michigan risulterebbero delle schede di varie centinaia di elettori già defunti (uno dei quali nato ad inizio 1.800!); ma si tratta di voci che è bene prendere con le pinze. Anche perché, e qui arriviamo ad un punto decisivo dell’analisi del voto delle presenziali Usa, se anche la vittoria di Joe Biden fosse del tutto limpida – realtà da accettare fino non ad insinuazione, bensì a prova contraria -, ciò non cancellerebbe nulla di due aspetti centrali queste elezioni Usa.
Il primo riguarda la strepitosa rimonta di Donald Trump, dato per spacciato da tutti i sondaggi e invece risultato in corsa non fino allo spoglio ma fino al conteggio dell’ultima scheda. Non si esagera, infatti, se si ricorda che in pratica un americano su due ha contato repubblicano.
Il secondo aspetto su cui riflettere, strettamente legato al precedente, riguarda il comportamento che hanno avuto i mass media in questa tornata elettorale. Viene in proposito spontaneo condividere quanto affermato da un giornalista come Federico Rampini, non certo un invasato sovranista, il quale nelle scorse ore, quando il risultato appariva più incerto di come appaia adesso, commentava: «Anche se Biden prevale, come sembra più probabile…Vittoria striminzita, rapporti di forza quasi invariati rispetto al 2016. Il grande rigetto di Trump è una favola che ha guarito solo il conto economico di New York Times e Cnn». Di fronte a parole così chiare e inattaccabili, che Trump abbia davvero perso o meno c’è, ci pare, poco da aggiungere.
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