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Perché Dio permette le disabilità? L’arcivescovo risponde a una bambina di 6 anni
NEWS 5 Ottobre 2021    di Redazione

Perché Dio permette le disabilità? L’arcivescovo risponde a una bambina di 6 anni

Il 24 settembre, durante un’intervista con News In Depth, il vescovo Joseph Kurtz ha condiviso un aneddoto, quando una bambina di 6 anni gli ha chiesto: «Perché mio fratello è nato con l’autismo?».

Di fronte alla comprensibile preoccupazione della ragazza, monsignor Kurtz ha iniziato la sua risposta ricordando che la conoscenza delle cose di Dio supera la comprensione umana: «Ho detto, “Beh, sai quando io e te arriveremo in paradiso, e spero che lo faremo entrambi, abbiamo molte domande da porre a Dio”». Continuando, il vescovo Kurtz ha detto di aver chiesto alla bambina se amava suo fratello, al che, naturalmente, lei ha risposto: «Sì». Successivamente l’Arcivescovo ha dato alla ragazza un importante insegnamento, basato sulla sua esperienza con il fratello maggiore, George, affetto dalla sindrome di Down.

«Una cosa che sappiamo per certa è che tu ed io saremo cambiati dall’amore che proviamo per nostro fratello», ha detto alla bambina. «Questo è un dono per il quale puoi iniziare a ringraziare Dio», ha aggiunto. Il vescovo Kurtz ha osservato che suo fratello George è la ragione principale per cui attualmente serve come moderatore episcopale dell’Associazione nazionale cattolica sulla disabilità.

«Non riesco a immaginare che due fratelli vadano d’accordo più di noi due», ha detto. Citando il filosofo danese del XIX secolo Soren Kierkegaard, il Prelato ha aggiunto: «Una delle cose che ho imparato è che “la vita non è un problema da risolvere, ma un mistero da vivere”». Ha sottolineato che coloro che trascorrono del tempo con persone con disabilità ricevono più di quanto danno. «La realtà è che quando passiamo del tempo con qualcuno, e specialmente con una persona con disabilità, quella persona ha molto da insegnarci».

Inoltre, Kurtz ha ricordato che la fede cattolica insegna che le persone con disabilità appartengono alla Chiesa come tutti gli altri. Il Prelato ha assicurato che la Chiesa apprezza la bellezza di ogni persona umana in sé e che «il fondamento» del suo insegnamento «è molto semplice ed è la grande dignità che ogni persona ha. Non misuriamo le persone dalla quantità di denaro che hanno o dal loro lavoro, quindi se una persona vive con una disabilità o meno, quella persona è grande agli occhi di Dio e quindi consideriamo ogni persona preziosa».

Il Prelato ha anche ricordato che, nel 2018, i vescovi degli Stati Uniti hanno riaffermato la dichiarazione pastorale del 1978 della Conferenza episcopale statunitense, che chiede alla Chiesa di accogliere e includere le persone con disabilità. Il cambiamento più grande avvenuto nel 2018, ha detto, è che «abbiamo cominciato a parlare non di disabilità come problema, ma della persona come dono», ha sottolineato, e ha ricordato la necessità per le persone con questa condizione di ricevere anche i sacramenti. «Il fatto che quella persona riceva i sacramenti non è solo un bene per la sua vita spirituale, il benessere e l’anima immortale di quella persona, ma è anche un bene per il corpo della Chiesa, il corpo di Cristo», ha spiegato.

«Quindi l’enfasi nel nuovo documento è sull’appartenenza – non solo includendo le persone solitamente escluse – ma sul far vedere a ciascuno di noi che tutti abbiamo un profondo desiderio di appartenere a Cristo e di appartenere gli uni agli altri, a una famiglia nella fede» ha aggiunto. Le persone con disabilità possono farci guardare a questo, ha detto, «con una tranquillità più profonda». (Fonte)


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