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Perchè il matrimonio tra un uomo e una donna è l’unico matrimonio possibile (e perchè l’amore non basta)
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21 Luglio 2015

Perchè il matrimonio tra un uomo e una donna è l’unico matrimonio possibile (e perchè l’amore non basta)

di Timothy Hsia *

 

Vorrei cominciare con una specie di confessione: non mi interessa assolutamente ciò che le persone fanno nella privacy della loro camera da letto. Non mi interessa nemmeno se il matrimonio omosessuale mi danneggia personalmente. Forse sì o forse no. Quel che mi interessa è definire correttamente il matrimonio, visto che, se lo Stato viene coinvolto nella sua regolamentazione, allora ha l’obbligo di farlo correttamente. Io mi oppongo al matrimonio tra persone dello stesso sesso non perché mi colpisce personalmente, ma perché promuove una menzogna sui rapporti umani e la vita familiare. Lo Stato ha l’obbligo di fare in modo che le istituzioni che promuove siano davvero vantaggiose per la prosperità dei suoi cittadini. Per fare questo, ha bisogno di sapere cosa queste istituzioni sono e perché sono importanti per il benessere della società. E il matrimonio non fa eccezione.

Per definire correttamente il matrimonio, abbiamo anzitutto bisogno di capire cosa è il matrimonio e perché è oggetto di riconoscimento giuridico, in primo luogo. Non è possibile ritenere una certa politica matrimoniale iniqua, ingiusta o discriminatoria se prima non si sa quali siano i criteri rilevanti per accedere al matrimonio. Ogni legge opera distinzioni, e semplicemente perché una legge particolare può escludere alcuni non significa che ci sia qualcosa di intrinsecamente problematico al riguardo. Ciò che conta è se il criterio con cui cui sono esclusi è rilevante. Rilevante per cosa? In questo caso, rilevante rispetto a ciò che dovrebbe essere il matrimonio. La questione fondamentale in gioco, dunque, non riguarda la parità di diritti, ma ciò che il matrimonio è e perché è importante. Le considerazioni su pari tutela e giusto processo devono venire dopo la nostra risposta a questa domanda cruciale.

La risposta che daremo determinerà anche il modo in cui risponderemo alla questione dei danni che derivano dal riconoscere legalmente il matrimonio omosessuale. Non si può infatti sapere se la società venga danneggiata rispetto a qualche istituzione senza avere una qualche idea di ciò che tale istituzione sia. La questione del danno è ovviamente molto importante, ma è secondaria rispetto a questo problema più fondamentale. Se i revisionisti del matrimonio hanno ragione, allora il matrimonio omosessuale non danneggia nessuno. Al contrario, se si sbagliano, pemettere il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un male intrinseco che danneggia necessariamente la cultura in generale.

Quindi, cos’è il matrimonio? Ecco una risposta molto in voga: il matrimonio è l’unione per tutta la vita di due persone che si amano. È un modo per riconoscere pubblicamente il proprio amore e l’impegno per il coniuge. Poiché le coppie dello stesso sesso sono capaci di amare allo stesso modo degli altri, la legge deve prendere provvedimenti al fine di riconoscere tali unioni come matrimoni legittimi.

Ora, io non ho niente contro l’amore. L’amore è necessario al matrimonio affinché questo prosperi nel modo migliore, ma l’amore da solo non può essere sufficiente per riconoscerlo legalmente. Anzitutto, non ad ogni rapporto amoroso è concesso riconoscimento legale. Ci sono diversi tipi di relazioni sociali che hanno valore ma che non sono rilevanti per il bene pubblico nel modo in cui lo è il matrimonio. L’amicizia, ad esempio, implica l’affetto, ma nessuno chiede al governo di riconoscerla giuridicamente. L’amore certamente spinge una coppia a contrarre matrimonio, ma è sbagliato pensare che il matrimonio sia essenzialmente fondato sull’amore.

Elemento cruciale per un particolare tipo di rapporto, al fine d’essere oggetto di riconoscimento giuridico, è il suo servire un fine pubblico. Alle istituzioni sociali viene concesso riconoscimento legale in virtù dell’essere un bene la società intera e non perché si dà il caso che le persone coinvolte possano amarsi. Certi tipi di rapporti devono essere intrinsecamente orientati al bene comune affinché ci sia un interesse dello Stato nella loro regolamentazione.

Ora, quale scopo pubblico avrebbe il riconoscere legalmente un rapporto sentimentale? L’amore è una questione essenzialmente privata che riguarda soltanto le persone che si trovano in una relazione. Lo Stato non ha interesse a curiosare in questi aspetti della vita, dal momento che esiste per disciplinare beni e istituzioni pubbliche. Alcuni fanno appello ai vari benefici e agli incentivi associati al matrimonio come motivo per legalizzare le relazioni tra persone dello stesso sesso. Stando a questa tesi, alle unioni omosessuali dovrebbe essere concesso un riconoscimento giuridico, al fine di usufruire dei benefici di cui godono attualmente le coppie di sesso opposto. Ma questa è chiaramente una petizione di principio. Perché qualcuno dovrebbe mai meritare questi benefici, tanto per cominciare? Sicuramente non può essere perché si amano l’un l’altro, dato che questa è proprio la questione in ballo.

Alcuni libertari hanno usato questa logica per sostenere che lo Stato non deve essere coinvolto affatto nel matrimonio. Se la posizione descritta nei paragrafi precedenti coglie ciò che il matrimonio è, allora hanno qualche ragione. Ma in realtà molti di noi intuiscono che il matrimonio è qualcosa di speciale, qualcosa in cui lo Stato deve intervenire. La domanda allora è: Perché? Che cosa c’è di così speciale matrimonio che possa giustificare tale intervento?

Abbiamo visto che l’amore non è in grado di fornire una base per il coinvolgimento dello Stato nel matrimonio, per cui vorrei proporre quella che penso sia una risposta migliore: il matrimonio è un’unione comprensiva con un legame speciale con i figli. Si tratta di un’unione privata con una finalità pubblica. Privata nel senso che l’unione comprensiva esemplifica l’amore per gli sposi. Pubblica nel senso che l’unione è orientata verso uno scopo che va oltre l’amore degli sposi: i figli.

Quasi chiunque concorderebbe sul matrimonio come rapporto unitivo. La sua natura differisce da un’amicizia o da una collaborazione in cui le rispettive parti sono legate solo da un interesse comune. Si tratta di qualcosa di molto più profondo di questo – un rapporto in cui entrambe le parti sono unite tra loro da un elemento della loro umanità. La loro unione è reale, non immaginata o costruita. Ma in che senso sono uniti? Considerate le varie parti di un aereo – i motori, le ali e l’avionica. Ciò che tiene assieme queste parti in un tutto unico è il loro coordinamento verso un fine comune: il volo. L’unità è pertanto raggiunta da uno sforzo comune verso un unico obiettivo. Allo stesso modo, nella visione (coniugale) del matrimonio, l’unità è raggiunta quando i corpi di entrambi i coniugi si coordinano biologicamente verso un obiettivo comune. Si tratta di più di una semplice incontro di corpi, come può avvenire negli sport di contatto, nelle grandi folle e durante gli spettacoli.

I loro corpi devono impegnarsi mutualmente per realizzare un obiettivo comune che nessuno dei due individui può compiere per conto proprio. Questo obiettivo comune non è altro che la procreazione, l’unica funzione biologica rispetto al quale tutti siamo intrinsecamente incompleti. Il matrimonio le dà compimento unendo entrambi i coniugi nel contesto dell’atto sessuale. Questa unione si traduce nella procreazione di bambini che portano il “marchio” di entrambi i loro genitori. La natura di questa unione matrimoniale è tale che può essere ottenuta solo da un uomo e una donna. I corpi di due uomini o due donne non possono mai essere uniti nel modo in cui il matrimonio richiede, poiché nell’ambito di una relazione omosessuale, i loro organi sono giocoforza impossibilitati a operare assieme in vista di un fine comune. Da questo punto di vista, l’uso della tecnologia riproduttiva artificiale è irrilevante, dal momento che in questo tipo di relazione manca ciò che lega intrinsecamente ai figli.

Lo Stato regolamenta il matrimonio perché ha un interesse nei bambini. Il matrimonio produce e coltiva lo sviluppo dei futuri cittadini all’interno di un nucleo familiare tenuto insieme da norme di fedeltà, monogamia, esclusività e permanenza. Il prosperare dei bambini è legato direttamente al bene pubblico. Lo Stato incentiva il matrimonio sia perché riconosce che la crescita dei figli è un compito difficile sia perché vuole incoraggiare gli uomini e le donne a formare dei nuclei familiari. Non si sta qui affermando che è che è necessario essere sposati per avere bambini, si sta dicendo piuttosto che il matrimonio è orientato al benessere dei figli in un modo in cui non lo sono altre relazioni sessuali.

Naturalmente non tutte le coppie sposate hanno figli; alcune sono sterili. Tuttavia, tutte le coppie sposate di sesso opposto – fertili o meno – sono comunque in grado di impegnarsi in quel tipo di atto che li unisce in maniera completa. Sono ancora di tipo procreativo, anche se non tutti i membri di questo tipo riescono a ottenere gli effetti caratteristici di tale unione. Nello stesso modo in cui una squadra di calcio è ordinata al fine di vincere, anche se perde tutti le partite, il legame speciale verso i bambini che è presente nell’atto unificante rimane, anche se i figli non possono essere concepiti. Lo Stato rimane tuttavia interessato in questo tipo di matrimoni perché vuole promuovere la visione del matrimonio come è realmente e non solo come un mezzo per un fine. L’infertilità è un tragico difetto, ma chiamare qualcosa difetto ha senso solo se quella cosa – in primo luogo – deve funzionare in un certo modo.

C’è anche dell’ironia nell’obiezione alle coppie sterili o senza figli. Se le coppie senza figli dimostrerebbero che il matrimonio non è qualcosa di necessariamente legato all’avere una prole, le coppie che non si amano dimostrerebbero che il matrimonio non ha a che fare con l’amore? Se non è così, allora qualunque risposta al riguardo possano fornire i revisionisti del matrimonio, può esser usata per tirare un parallelo in favore dell’unione coniugale. È un’arma a doppio taglio.

Né funzionerà il confrontare il matrimonio omosessuale al matrimonio interrazziale, poiché l’analogia presuppone erroneamente che non vi sia alcuna differenza rilevante tra razza e genere. Ma mentre la razza è irrilevante per la formazione di un’unione completa, il genere certamente non lo è. Le leggi anti-mescolamento razziale erano considerate ingiuste proprio perché hanno tentato di imporre una condizione arbitraria (ossia la razza) che è irrilevante per il fine pubblico del matrimonio. Infatti, tali statuti possono aver un senso solo presupponendo che le coppie interrazziali abbiano la capacità naturale di unirsi in una unione coniugale.

Cerchiamo di essere chiari: il dibattito sul matrimonio omosessuale non riguarda la moralità degli atti omosessuali. Le relazioni omosessuali potrebbero avere i propri beni unici, ma non sono rilevanti per il riconoscimento legale nel modo in cui lo sono le unioni coniugali. I loro rapporti non portano al bene comune in un modo che merita di esser riconosciuto legalmente. Né questo è un dibattito che riguarda principalmente la religione. Anche se solleva importanti interrogativi sulle implicazioni del matrimonio tra persone dello stesso sesso sulla libertà religiosa, la questione principale riguarda la natura del matrimonio.

Ho tentato di delineare un caso razionale al fine di dimostrare che il matrimonio può essere solo l’unione di un uomo e una donna. Spero che le persone siano disposte a prendere in considerazione gli argomenti che ho qui presentato. Purtroppo di questi giorni è diventato uno spettacolo assai raro vedere una questione politica infiammata esser affrontata con lucidità.

* Del dipartimento di Filosofia e Comunicazione della Florida Golf Coast University

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