Il vescovo della Diocesi di Spokane (Washington), Thomas Daly (foto a destra), da lunedì 16 novembre è il nuovo presidente del Comitato statunitense per l’educazione cattolica: un organo che ha il compito di guidare la missione educativa della chiesa negli Stati Uniti nei vari gradi di istruzione scolastica cattolica, dalle scuole elementari ai college.
Già insegnante e preside di una scuola cattolica, oltre che pastore, il prelato sessant’enne pare avere molto chiara la linea da adottare nell’attuale contesto storico, dominato dalla secolarizzazione e ulteriormente scosso dalla pandemia Covid-19 in corso, che ha già comportato la chiusura di circa 140 istituti cattolici, soprattutto nel ciclo della primaria. «Le nostre scuole», ha affermato infatti Daly secondo quanto riportato dalla Cna, «ci ricordano l’amore di Cristo» e hanno lo scopo di rimandare «una dignità della persona umana che è al di là della mentalità del momento presente, o dell’ultima tendenza educativa».
In tal senso, la prima missione delle scuole cattoliche dovrebbe essere, secondo le parole del neoeletto, «la salvezza delle anime». Naturalmente, ha proseguito, questo deve attuarsi di concerto con una trasmissione di contenuti d’eccellenza, pur tuttavia senza scadere nell’idea di essere una semplice scuola privata «con un po’ di sapore religioso», bensì avendo sempre presente l’obiettivo di «rafforzare le fondamenta religiose», stimolando gli studenti a «cercare il Signore con un cuore sincero».
In tutto questo, un aspetto fondamentale per far funzionare bene le scuole è sostenere in maniera consona i sacerdoti che ne sono alla guida: il prelato è infatti che se una scuola ha un buon preside, capace di essere un esempio nella fede e nel contempo capace di essere un buon amministrato e un buon leader, il gioco è fatto. E la diretta conseguenza è che la scuola, oltre che immettere nel mondo persone istruite in maniera eccellente, diventa anche una fucina di vocazioni religiose (per Daly, un «indicatore di una scuola cattolica che adempie la sua missione») e di laici fedeli. Naturalmente, le scuole cattoliche possono essere frequentate anche da alunni che non abbracciano la fede, la cui libertà va rispettata ma senza con questo «compromettere le convinzioni della Chiesa». Motivo per il quale è altresì importante, ha affermato il prelato, che tutti gli iscritti – almeno all’università – durante i propri studi abbiano «un’esposizione alla teologia, alla morale e alla tradizione intellettuale cattolica».
In tale orizzonte, va rimessa a tema l’importanza di un’istruzione e di un’educazione di impianto cattolico, che «oggi è importante quanto lo è stata sin dal 1800, quando la Chiesa e la nostra missione furono [spesso] attaccate». Un’attacco che, seppure su argomenti diversi, si realizza anche oggi, sotto il profilo economico ma soprattutto sul versante ideologico: un esempio, su tutti, per lo Stato di Washington, è la proposta di rendere obbligatoria «un’educazione sessuale completa nelle scuole pubbliche», cosa che, afferma Daly, «mina le convinzioni fondamentali della nostra fede».
Eppure, i cattolici sono chiamati a resistere e le scuole cattoliche non devono scendere a compromessi: la missione evangelizzatrice è urgente e imprescindibile per l’oggi… e per il domani.
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