18 giornalisti e 12 testate potrebbero affrontare misure punitive, tra cui pene detentive o multe, se giudicate colpevoli dalla Corte Suprema dello stato di Victoria. Il County Court of Victoria aveva infatti imposto un’ingiunzione contro la copertura mediatica del processo di Pell nel giugno 2018. La Corte aveva posto un embargo su alcune notizie al fine di non influenzare i giurati in un secondo processo che Pell avrebbe dovuto affrontare tre mesi dopo.
Il cardinale Gorge Pell è stato condannato a sei anni di carcere, e ha scontato 13 mesi prima che la sua condanna fosse ribaltata [qui puoi leggere estratto dei suoi diari, tenuti durante la prigionia]. L’ordine di embargo mediatico è stato applicato a tutti gli stati e territori dell’Australia, così come a qualsiasi sito online accessibile all’interno dei territori australiani. Ma l’enorme interesse internazionale in un processo penale australiano con ricadute globali ( e il coinvolgimento di un cardinale della Chiesa cattolica) ha portato diversi giornalisti a violare l’embargo.
Diversi media internazionali, tra cui la CNA, hanno riportato la notizia del processo e del verdetto, in alcuni casi bloccando la diffusione della notizia online in Australia, al fine di rispettare –formalmente – l’ordine del tribunale. L’11 dicembre 2018, The Daily Beast, testata americana, ha riferito per la prima volta che un verdetto unanime di colpevolezza era stato raggiunto contro Pell, svelando le accuse di abuso sessuale nei confronti di due persone, avvenute mentre era Arcivescovo di Melbourne.
Il quotidiano australiano The Herald Sun aveva pubblicato una copertina il 12 dicembre 2018 con il titolo “censored” e un articolo che diceva «State leggendo una storia molto importante che è rilevante per gli abitanti di Victoria. All’Herald Sun è impedito di pubblicare i dettagli di questa notizia significativa, ma fidati di noi, è una storia che meriti di leggere».
Altre società di media sotto processo includono l’emittente radiofonica di Sydney Chris Smith, che ha incoraggiato il suo pubblico a «andare su Google e iniziare a fare queste ricerche: “alta corte australiana”, “colpevole di un crimine terribile” – e scoprirai chi è» Alex Lavelle, un ex redattore del quotidiano The Age, è anche accusato per un articolo che cripticamente si riferiva a «una figura di alto profilo» che è stata «condannato per un crimine grave». Lavelle ha spiegato in una e-mail, ora utilizzata come prova, che non ritiene la sua azione una violazione dell’ordine di embargo, ma piuttosto una spiegazione del perché il giornale non poteva riferire la storia.
Se giudicati colpevoli, le sanzioni potrebbero includere cinque anni di carcere e multe fino a 100.000 dollari per gli imputati e quasi 500.000 dollari per le aziende. Il processo, che si svolge virtualmente e senza una giuria a causa delle restrizioni COVID-19, dovrebbe durare due o tre settimane. (Fonte)
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