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Peggiora la situazione di persecuzione contro i cristiani nel mondo
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18 Gennaio 2019

Peggiora la situazione di persecuzione contro i cristiani nel mondo

La persecuzione planetaria dei cristiani purtroppo non si ferma. Anzi, si aggrava. E’ il doloroso scenario che emerge dall’ultimo report a cura di Open Doors Usa denominato World Watch List 2019, ossia l’elenco dei 50 Stati che, lo scorso anno, hanno perseguitano più duramente i cristiani. L’organizzazione no-profit – che dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso meritoriamente documenta le violazioni planetarie della libertà religiosa, soccorre i cristiani in difficoltà e, come può, li aiuta a restare saldi nella fede – pone sul tappeto tutta una serie di questioni che non possono lasciare indifferenti. La prima riguarda l’estensione, davvero spaventosa, del numero dei cristiani colpiti, che nel 2018 è stato pari a uno su nove, per un totale di 245 milioni di persone.

In secondo luogo, se si vanno a vedere i numeri di coloro che sono stati uccisi a causa della loro fede, la situazione appare ancora più drammatica, dato che vede il numero di vittime in ascesa: erano 1.207 nel 2016, sono salite a 3.066 nel 2017, mentre lo scorso anno sono risultate addirittura 4.136. In pratica, nell’arco di soli due anni, dal 2016 al 2018, il numero dei cristiani uccisi è più che triplicato. Una notizia terrificante e che si accompagna ad un altro dato che, in qualche modo, ne è alla base, ossia l’aumento dei Paesi in cui la persecuzione anticristiana viene giudicata più violenta, che dal 2017 al 2018 è salito da 58 a 73. Il che spiega come mai, a fronte di un lieve calo del numero delle chiese e degli immobili religiosi distrutti, i perseguitati uccisi per la loro fede non siano calati ma, come appena detto, risultino in spaventoso aumento.

Secondo Open Doors Usa, la nazione cui la fede cristiana è – e resta – maggiormente perseguitata è la Corea del Nord, Paese in cui sono rinchiusi nei campi di lavoro decine di migliaia di persone “colpevoli” di credere in Cristo e dove il solo essere sorpresi in possesso di testi sacri è contrario alla legge. A seguire, l’elenco di tutta una serie di Paesi – dall’Afghanistan alla Somalia, dal Pakistan all’India – che, anche se non è politicamente corretto ricordarlo, hanno un tratto comune: quello di essere per lo più a larga, se non larghissima, maggioranza mussulmana. Che le cose stiano in questi termini è provato dalla forza dei numeri: ben 8 degli 11 Paesi in cui la persecuzione anticristiana è giudicata massima sono catalogabili come islamici.

Al di là di questo, comunque, il dato saliente e che non può non far riflettere sia come – a fronte di un aumento dei cristiani uccisi e comunque di una permanenza di violenze e uccisioni – sui media occidentali il problema della «cristianofobia» continui ad essere sottovalutato o considerato come fenomeno sì grave, ma tutto sommato non allarmante. Il che è problematico per almeno due ragioni. La prima concerne il fatto che 245 milioni di persone oggetto di aggressioni o violenze sono, comunque la si pensi, un numero enorme e che, semplicemente, non ha eguali. Il secondo motivo per cui è allarmante che la «cristianofobia» non sia percepita nella sua gravità, consiste invece nel ridimensionamento che ciò comporta in termini della percezione dell’odio anticristiano che si registra crescente anche nel mondo occidentale.

In altre parole, fino a che non saremo consapevoli fino in fondo dell’orrenda persecuzione che subiscono ogni giorni milioni di cristiani – e non faremo di tutto per contrastarla -, difficilmente avremo modo di accorgerci come anche negli Usa e in Europa la fede cristiana stia iniziando ad essere problematica. Non resta dunque che augurarsi, da parte di tutti, una presa di coscienza che oggi manca e che può portare, ad ogni latitudine, solo ad un peggioramento delle cose.

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