Ma la Cei dov’era, mentre una gran parte del mondo cattolico – e non solo – si batteva contro una legge che apre la strada, come affermano apertamente i suoi ispiratori, Scalfarotto e D’Alessio, la new entry LGBT nello staff di Palazzo Chigi all’eguaglianza fra matrimonio naturale e altre forme di unione?
Sarà una domanda che forse fra qualche decennio gli studiosi della Chiesa si porranno, scrivendo la storia della fine del concetto naturale di famiglia nel Paese.
Il Presidente della Cei, Bagnasco, si è espresso chiaramente. Alcuni vescovi coraggiosi anche; ma a differenza di altri momenti non c’è stato uno sforzo comune, coordinato, di sostegno ai laici che combattevano contro una legge sospetta di incostituzionalità, e fatta passare a approvare violando regole e prassi della democrazia così come l’abbiamo conosciuta finora in questo Paese. Una triste anteprima di quello che sarà il futuro se il trend imposto da Renzi e avallato dai suoi alleati e valvassori continuerà indisturbato.
E poi ha parlato della “ necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli”. Sentitelo, e ditemi che impressione ne ricavate.
Non so, forse a dispetto dell’età sono un po’ ingenuo: Ma a fronte di una legge che sconvolge radicalmente l’impianto sociale – e costituzionale – del concetto di famiglia, e grazie ai giudici compiacenti ha già aperto e aprirà alla legittimazione surrettizia “post factum” dell’utero in affitto, non mi sembrano parole di fuoco, e neanche di fuocherello; un cerino tutt'al più.
Tutti sconfitti? Molti certamente, a cominciare dal Parlamento, che non ha potuto dibattere su una legge divisiva e problematici; ma ci sono diverse qualità nella sconfitta. Chi si è battuto e ha perso, ha perso, ma non è stato sconfitto. Gli sconfitti, in partenza, sono quelli che non si battono.