«Se questi fermenti servono a camminare secondo il Vangelo per dare risposte all’oggi, benvenuti anche questi fermenti». Così il cardinale Pietro Parolin commentando ieri la dichiarazione Fiducia supplicans che apre alla benedizione delle coppie «irregolari e dello stesso sesso». Intervenendo a margine di una conferenza all’Accademia dei Lincei su La Santa Sede e gli scenari di pace, il Segretario di Stato Vaticano ha aggiunto che il documento «ha suscitato delle reazioni molto forti, questo vuol dire che si è toccato un punto molto delicato, molto sensibile», e che «ci vorranno ulteriori approfondimenti».
Con tutta probabilità a origine della ponderatezza del cardinale c’è soprattutto l’esplosiva dichiarazione ufficiale (a firma del cardinale di Kinshasa Fridolin Ambongo in qualità di presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) con cui gli episcopati africani hanno deciso di smarcarsi da Fiducia supplicans (il Timone ne ha scritto qui). Alla domanda, poi, se la pubblicazione di Fiducia supplicans sia da considerarsi un errore, il cardinale Parolin ha replicato: «Non entro in queste considerazioni, le reazioni ci dicono che ha toccato un punto molto sensibile». Per il porporato c’è sempre stato «il cambiamento nella Chiesa, la Chiesa è aperta e attenta ai segni dei tempi ma deve essere fedele al Vangelo». Risposte, queste, da cui emerge tutta l’ossatura diplomatica di Parolin ma che allo stesso tempo sottolineano quanto la dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede sulle benedizioni alle coppie dello stesso sesso (nonché la pubblicazione delle successive “note esplicative”) stiano alimentando un dibattito lacerante e inedito, difficilmente riconducibile a una normale dialettica intraecclesiale.
Sul punto Matteo Matzuzzi, vaticanista del Foglio, non sembra nutrire molti dubbi: «Il danno causato dal card. Fernandez è enorme», scrive su Twitter, «per la prima volta un intero continente pubblica un documento in cui chiarisce che un atto approvato dal Pontefice lì non sarà applicato. La situazione è così grave che la premessa è la conferma della “incrollabile” fedeltà al Papa». Ancora più grave appare poi il ricatto economico della chiesa tedesca intorno alla non accettazione di Fiducia supplicans da parte dei vescovi africani. Ad affermarlo è Thomas Luke Msusa, arcivescovo di Blantyre, città di oltre 800mila abitanti. «Come vescovi della Conferenza episcopale del Malawi», ha detto in un’omelia l’arcivescovo africano, «siamo stati i primi al mondo a rispondere condannando questa richiesta di benedire le coppie. Ciò che sorprende è che la dichiarazione del Vaticano non cita alcun versetto della Bibbia o eventuali dichiarazioni precedenti di altri Papi». Poi il vero e proprio affondo sul ricatto: «Dicendo “no” i nostri rapporti con alcuni dei nostri benefattori […] si sono deteriorati. Avevamo buoni rapporti con i benefattori tedeschi, i quali ci hanno aiutato a comprare automobili per i nostri sacerdoti. Ma vorrei dirvi: cerchiamo di lavorare duro per conto nostro invece di accettare soldi ed essere costretti ad assecondare quanti vogliono che facciamo cose contrarie all’insegnamento biblico». «Non di solo pane vive l’uomo» commenta il sito InfoVaticana che dà notizia dell’omelia del vescovo malawense .
A dimostrazione che la partita che si gioca intorno a Fiducia supplicans non è Africa contro il resto del mondo, ci sono le parole di Matthieu Rougé, vescovo di Nanterre e membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese, per il quale il documento vaticano «ha sollevato domande e preoccupazioni». C’è poi la posizione del vescovo emerito di Trieste Giampaolo Crepaldi, che alla domanda se impartirebbe le benedizioni a coppie “irregolari” ha risposto in questi termini: «Non lo farei per rispetto delle persone interessate. L’incontro pastorale di un vescovo o un sacerdote deve essere nella carità e nella verità: chi chiede la benedizione non sia mosso da desideri di rivendicazione ma da un sincero proposito di conversione; chi impartisce la benedizione non sia guidato da facili buonismi ma da una onesta volontà di guidare le persone al loro vero bene spirituale».
Dall’altra parte c’è il cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, abilissimo a trattare con i media di tutto il mondo tanto da “seminare” il libro sugli orgasmi scritto in gioventù, ma ancor più da difendere (con piglio) quel chiacchierato chiarimento a Fiducia Supplicans che arriva a regolare la durata delle benedizioni a «10-15 secondi». «Quel comunicato sembra una catechesi per adolescenti, lo capisco», così il Prefetto in un’intervista alla Stampa di giovedì 11 gennaio, «ma siccome alcuni scrivevano che non capivano concretamente come devono avvenire queste benedizioni “pastorali”, abbiamo pensato che occorresse fornire un esempio particolarmente chiaro, per non lasciare dubbi. E una delle caratteristiche della semplicità non rituale di queste benedizioni è la durata». L’invidiabile scaltrezza del Prefetto emerge ancora più chiaramente nel passaggio successivo: «Sapevo che ci avrebbero preso in giro per questo dettaglio dei 15 secondi, ma ho corso il rischio per rendere più evidente che con queste benedizioni non cade il mondo».
Ora, pur non arrivando a sconfessare alcunché, e pur collocati in un sibillino contesto dialogico, gli «ulteriori approfondimenti» auspicati ieri dal Segretario di Stato Parolin intorno a Fiducia Supplicans suonano come un implicito ammonimento a quella creatività magisteriale che una parte vitale, eterogenea e tutt’altro che esigua del mondo cristiano-cattolico vive come una ferita.
(Fonte foto: Imagoeconomica)