Al termine del viaggio apostolico in Corsica, durato appena una giornata, non c’è stata la consueta conferenza stampa del Papa sull’aereo di ritorno da Ajaccio a Roma, ma Francesco ha comunque salutato i giornalisti presenti. Interessante che l’unica sottolineatura che ha fatto riguarda i bambini, i tanti bambini che ha visto durante la visita in Corsica.
«UN POPOLO CHE FA FIGLI HA FUTURO»
«Vorrei sottolineare una cosa: avete visto la quantità di bambini?», ha osservato Francesco davanti ai giornalisti sul volo di ritorno. «Questa è una terra che fa bambini, pensate altri viaggi in cui non si vedevano. Sia a Timor Est, sia qui – ha aggiunto il Papa, ricordando una delle tappe del suo lungo pellegrinaggio di settembre nel Sud-Est asiatico e in Oceania – sono stato felice di vedere un popolo che fa bambini. Questo è il futuro».
La sottolineatura riprende quanto il pontefice aveva già osservato durante l’omelia della messa nella Place d’Austerlitz che rappresentava la tappa conclusiva del viaggio. Durante l’omelia il Papa ha fatto i suoi «complimenti» perché, ha detto, «mai ho visto tanti bambini come qui! È una grazia di Dio! E ho visto solo due cagnolini. Cari fratelli, fate figli, fate figli, che saranno la vostra gioia, la vostra consolazione nel futuro. Questa è la verità: mai ho visto tanti bambini. Soltanto a Timor-Leste erano tanti così, ma nelle altre città non tanti così. Questa è la vostra gioia e la vostra gloria». Non è la prima volta che il Papa fa riferimento ai cagnolini per parlare della crisi demografica: “I cani nel passeggino sono un simbolo, ci vogliono figli”, disse al Forum della famiglie nel 2o22.
LA PIETA’ POPOLARE
Il primo incontro del viaggio era stato il lungo discorso tenuto da Francesco al congresso sulla “Religiosità popolare nel Mediterraneo”, principale motivo della visita in Corsica, centrato sui temi della fede, della pietà popolare e della “sana laicità”. A proposito di pietà popolare, tema caro al pontefice, Francesco ha specificato che «tante volte, qualche intellettuale, quale teologo, non capisce questo», ma «la pietà popolare, esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa».
Occorre che «non venga usata, strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico», ma la pietà popolare, ha sottolineato Francesco, «da una parte, ci rimanda all’Incarnazione come fondamento della fede cristiana, la quale si esprime sempre nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo e si trasmette attraverso i simboli, i costumi, i riti e le tradizioni di una comunità vivente. Dall’altra parte, la pratica della pietà popolare attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società».
PIETA’ POPOLARE ANTIDOTO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA FEDE
«Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa. La fede non rimane un fatto privato – dobbiamo stare attenti a questo sviluppo, direi, eretico della privatizzazione della fede…».
UNA SANA LAICITA’
Il passaggio del discorso riferito alla corretta laicità si fonda su una citazione di papa Benedetto XVI: sana laicità «significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due. […] Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità (unità-distinzione) è necessaria, anzi indispensabile a entrambe» (Esort. ap. postsin. Ecclesia in Medio Oriente, 29).
LA PACE: RUSSI E UCRAINI TROVINO UN’INTESA
Prima della recita dell’Angelus ad Ajaccio – a conclusione dell’incontro in cattedrale con vescovi, clero e consacrati – il Papa ricorda i conflitti che insanguinano il pianeta. «Pace per tutte le terre che si affacciano su questo Mare, specialmente per la Terra Santa dove Maria ha dato alla luce Gesù. Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente!».
«La Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo. ‘Sono fratelli’; ‘No padre sono cugini!’; “Sono cugini, fratelli, non so… Ma che si intendano».
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