Davanti a un paese come il Congo, devastato dalla guerra, dalla povertà e dal saccheggio economico, papa Francesco ha lanciato un forte appello. «Tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato».
Circa la metà degli oltre 95 milioni di abitanti del Congo sono cattolici, rendendo così il paese centrafricano una vera e propria miniera per la fede in Africa. Ma di preziosi minerali è ricco anche il sottosuolo e su di esso si accanisce l’avidità e la violenza.
«A proposito di sviluppo frenato e di ritorno al passato», ha detto Francesco, «è tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. C’è quel motto che esce dall’inconscio di tante culture e tanta gente: “L’Africa va sfruttata”, questo è terribile! Dopo quello politico, si è scatenato infatti un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono “straniero” ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino!».
Francesco punta il dito anche verso la comunità internazionale. «Si faccia largo una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli, dove al centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse, le mire di espansione e l’aumento dei profitti, ma le opportunità di crescita della gente. Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora».
In un servizio del Timone sul paese africano del settembre 2021 registravamo come oro, diamanti, avorio, legname pregiato ma soprattutto cobalto e coltan, siano oggetto di una vera e propria guerra che vede ampiamente coinvolti i paese cosiddetti sviluppati. Tutt’intorno aleggiano epidemie, gruppi militari, banditismo, terrorismo islamico, traffico di droga e di esseri umani, commercio di armi, lavoro minorile, stupri.
La Cina e gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per ottenere il controllo della fornitura globale di cobalto, una parte essenziale delle batterie delle auto elettriche. Quasi tutto l’oro del Congo finisce nelle mani delle potenze regionali e viene poi contrabbandato verso i mercati internazionali. Anche questa è transizione ecologica?
«Nella società, a oscurare la luce del bene sono spesso le tenebre dell’ingiustizia e della corruzione», ha detto ancora Francesco in Congo. «Già secoli fa Sant’Agostino, che nacque in questo Continente, si chiedeva: «Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?» (De civ. Dei, IV,4). Dio è dalla parte di chi ha fame e sete di giustizia (cfr Mt 5,6). Non bisogna stancarsi di promuovere, in ogni settore, il diritto e l’equità, contrastando l’impunità e la manipolazione delle leggi e dell’informazione».
(Immagine: screen shot Youtube canale Vatican news)