Nel libro intervista “La fuerza de la vocación” (Claretian Publications), Papa Francesco affronta il passato, il presente e il futuro della vita consacrata. Tra le tante risposte del Papa riportiamo quella relativa a una domanda sul tema spinoso della omosessualità nella chiesa.
Non è un segreto che nella vita consacrata e nel clero ci siano anche persone con tendenze omosessuali. Cosa dire di questo?
Papa Francesco: «È qualcosa che mi preoccupa, perché forse in un momento non si è focalizzato bene. In linea con ciò di cui stiamo parlando, direi che dobbiamo fare molta attenzione nella formazione della maturità umana e affettiva. Dobbiamo discernere con serietà e ascoltare la voce dell’esperienza che ha anche la Chiesa. Quando il discernimento non è curato in tutto questo, i problemi crescono. Come ho detto prima, succede che al momento forse non mostrano i loro volti, ma in seguito appaiono.
La questione dell’omosessualità è una questione molto seria che si deve adeguatamente discernere fin dall’inizio con i candidati, se questo è il caso. Dobbiamo essere esigenti. Nelle nostre società sembra addirittura che l’omosessualità sia di moda e che la mentalità, in qualche modo, influenzi anche la vita della Chiesa.
C’è stato un vescovo un po’ scandalizzato che mi ha detto che aveva imparato che nella sua diocesi, una diocesi molto grande, c’erano molti preti omosessuali e che doveva affrontare tutto questo, intervenendo, prima di tutto, nella formazione, per formare un altro clero distinto. È una realtà che non possiamo negare. Neanche nella vita consacrata sono mancati dei casi. Un religioso mi raccontava che, mentre era in visita canonica a una delle province della sua congregazione, era rimasto sorpreso. Vedeva che bravi giovani studenti e anche alcuni religiosi già professi erano gay. Egli stesso aveva dubbi sulla cosa e mi ha domandato se in questo vi era qualcosa di male. “In definitiva – diceva – non è tanto grave; è soltanto un’espressione di affetto”. È un errore. Non è solo un’espressione di affetto. Nella vita consacrata e nella vita sacerdotale, quel tipo di affetti non ha posto.
Per questo motivo, la Chiesa raccomanda che le persone con questa tendenza radicata non siano accettate nel ministero o nella vita consacrata. Il ministero o la vita consacrata non sono il loro posto. Ai sacerdoti, ai religiosi e alle donne omosessuali, dobbiamo esortarli a vivere pienamente il celibato e, soprattutto, ad essere squisitamente responsabili, cercando di non scandalizzare né le loro comunità né il santo popolo fedele di Dio che vive una doppia vita. È meglio che lasciano il ministero o la loro vita consacrata piuttosto che vivere una doppia vita».
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