C’era una volta Gesù come “il primo dei comunisti”, secondo una vulgata anni Sessanta e Settanta. Ora a sentire il guru bien-pensant Roberto Saviano, che ha commentato l’ospitata televisiva di Francesco nel programma Che tempo che fa, c’è il Papa come «ultimo socialista».
Ci ha pensato Fausto Bertinotti, che di socialismi se ne intende, a ricordare all’intellettuale caro ai salotti un concetto piuttosto semplice. «Il punto è», ha detto l’ex segretario di Rifondazione comunista all’Adnkronos, «che non si possono usare categorie della politica per definire un messaggio trascendente» come quello del Papa.
Per capire questa semplice considerazione, bisognerebbe maneggiare con cura il concetto di «trascendente», ma il bien-pensant Saviano non maneggia, o ha da tempo scelto di non maneggiare, l’armamento in questione.
Per venire all’ospitata del Papa nel salotto di Fabio Fazio, si registrano due fatti. Francesco ha condensato il suo pensiero senza nessuna novità particolare: immigrazione (peraltro ha ricordato che «ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere»), ambiente, plastica in mare, Amazzonia, genitori e figli, perdono, clericalismo, mondanità spirituale, pelagianesimo e gnosticismo, Evangelii nuntiandi e Evangeli gaudium, la preghiera (chiamare Dio «papà», come insegna san Paolo). Un tocco di tango, di ricordi, quando voleva fare il macellaio e l’amore per la chimica. La cosa più rilevante e innovativa è stata il fatto che Francesco fosse a parlare in televisione proprio da Fazio, perché il mezzo, come insegnava Marshall McLuhan, è davvero il messaggio.
Il secondo fatto che abbiamo registrato sono state le domande non fatte da parte dell’intervistatore. Nulla o quasi su pandemia e vaccini, nulla sullo scandalo abusi nella chiesa, nulla sulle spinte di trasformismo ecclesiale che arrivano dal sinodo tedesco, nulla sui suoi viaggi passati, recenti e futuri. Si può capire il pudore, la necessità di non toccare cose troppo delicate, d’accordo, ma così l’ospitata del Papa in tv si riduce a una comparsata tra le altre. Prima di Burioni e come Obama. Il Papa però non è come gli altri, a meno che il messaggio trascendente che porta sia inteso solo come uno fra i tanti.
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