«Forse qualcuno di voi mi dirà che la magia è una cosa antica, ma state attenti, io mi domando quanti di voi vanno a farsi i tarocchi? Vanno a farsi leggere le mani o le carte. Anche oggi nelle grandi città, i cristiani fanno queste cose. Ma come mai se tu credi in Gesù Cristo vai dal mago? “Io credo in Gesù Cristo ma vado anche da loro”. Per favore, la magia non è cristiana!». Nel corso dell’Udienza del mercoledì, con questo passaggio a braccio, papa Francesco si è soffermato sul pericolo della magia per i cattolici.
Un pericolo sottovalutato anche in considerazione del fatto che, si pensa spesso, un conto è la magia nera dei satanisti, un altro è quella “bianca”, e quindi innocua, propria dei tarocchi, delle sfere di cristallo e via di questo passo. Peccato che una simile distinzione sia del tutto fuorviante e, soprattutto, infondata. A dirlo, si badi, non è stato il sommo pontefice né il solito padre Amorth bensì un satanista di primo livello.
Fu infatti nientemeno che Anton Lavey (1930-1997) – che non era un cattolico tradizionalista bensì il fondatore della Chiesa di Satana – a sottolineare che, spiritualmente, non c’è alcuna «differenza fra magia “bianca” e “nera” tranne nella presuntuosa ipocrisia, presunta legittimità e autoinganno del praticante di magia “bianca”» (The Satanic Bible, New York 1969).
Ma se Lavey, per il suo ruolo, non apparisse credibile, ci si può sempre affidare al caro vecchio Catechismo della Chiesa cattolica, che stabilisce che «tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli» (CCC, 2117).
Nonostante la chiarezza del Catechismo e gli avvertimenti, davvero insospettabili di simpatie ecclesiali, di Anton Lavey, lo spiritismo, anche in Italia, continua a prosperare. Alla grande. Lo conferma il Codacons, secondo cui oggi ci sono ben tredici milioni di italiani – tredici milioni! – che si rivolgono al mondo dell’occulto almeno una volta all’anno dando un’occupazione, per così dire, ad oltre 155.000 operatori dell’occulto, categoria che dalla crisi economica ad oggi è lievitata, udite udite, del 500%.
Un aumento che si è accompagnato agli italiani interessati alla magia, che se oggi sono circa 13 milioni nel 2001 erano 10: quindi tre milioni in meno. Questo significa che c’è stata una crescita sbalorditiva dei numeri e, chiaramente, anche del giro d’affari, che ormai muove miliardi. Per la precisione, si stima che il business generato dall’occulto in Italia abbia raggiunto nel 2016 quota 8 miliardi di euro, con 30.000 consulti giornalieri per un costo a prestazione che va dai 50 ai 1000 euro.
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