La sezione italiana della Pontificia Fondazione per gli aiuti alla Chiesa che soffre (ACN) ha riferito che un tribunale pakistano ha riconosciuto come minorenne Huma Younus, una ragazza cattolica rapita nel 2019, costretta a convertirsi all’Islam e a sposare il suo rapitore Abdul Jabbar. quando aveva 14 anni.
ACN ha riferito che il 22 luglio un tribunale in Pakistan «ha emesso un ordine di comparizione per sequestratore e complici davanti al tribunale di Karachi». «La Corte ha riconosciuto l’adolescente», che ora ha 15 anni, «come minorenne», ha dichiarato la fondazione che accompagna e assiste la famiglia di Huma. Il fatto che il tribunale di Karachi abbia riconosciuto Huma come minorenne è importante perché consente al processo contro il rapitore e i suoi complici di continuare.
A marzo, la madre di Huma, Nagheeno Younus, ha avvertito che i precedenti giudici stavano aspettando «che il tempo passasse, in modo che [Huma] compisse 18 anni e poter chiudere il caso». Il caso, infatti, era stato archiviato dal tribunale ordinario e per questo la famiglia si è rivolta all’Alta Corte chiedendo l’applicazione della Child Marriage Act, la legge che vieta i matrimoni con minori entrata in vigore nel 2014 e che prevede il carcere per chi rapisce un minore di 18 anni
L’ACN ha osservato a marzo che sebbene Huma Younus sia stata dimostrata minorenne da un esame medico legalmente ordinato, i giudici non hanno proceduto alla liberazione. «Ogni anno circa mille ragazze e donne cristiane e indù vengono rapite allo stesso modo in Pakistan. A ciò si aggiunge l’assenza di tutela da parte delle autorità giudiziarie, che sono spesso influenzate dalla pressione sociale», ha dichiarato Alessandro Monteduro, direttore di ACN in Italia, a giugno.
Sfortunatamente, «la maggioranza dei cristiani è analfabeta e non conosce i propri diritti» e, inoltre, «sono troppo poveri per sostenere le spese legali per portare il caso in tribunale», così afferma Yabassum Yousaf, avvocato di Huma presso ACN nel 2019. Pertanto, «i rapitori sono facilitati, spesso anche gli stessi agenti di polizia che oltre a scoraggiare i genitori, indicano ai rapitori delle lacune legali», ha aggiunto.
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