Lahore (Agenzia Fides) – Nuovi casi di accuse di "blasfemia" contro le minoranze religiose in Pakistan: come appreso dall'Agenzia Fides, nel mese scorso almeno quattro cristiani sono stati imputati per presunta blasfemia contro l'Islam nella provincia del Punjab. Nell'altra provincia del Sindh, nel Pakistan meridionale, un uomo è stato ucciso e un altro gravemente ferito in seguito ai disordini registrati tra indù e musulmani nella località di Mirpur Mathelo del distretto di Sindh. Anche questo incidente è stato innescato da una falsa accusa blasfemia contro un indù, che la polizia afferma era un disabile mentale.
Tra i casi registrati a danno dei cristiani, quello di Nadeem James, 35 anni, residente a Gujrat, accusato per presunta blasfemia contro l'Islam commessa sull'applicazione per telefono cellulare "WhatsApp". Diffusasi la notizia del presunto vilipendio all'islam, centinaia di musulmani si sono assiepati appena fuori dal quartiere cristiano con l'intento di dare alle fiamme l'intera area e solo un pronto intervento della polizia ha evitato la strage, mentre i cristiani hanno lasciato per precauzione le loro case.
Un tribunale anti-terrorismo (ATC) a Gujranwala, ha emesso nelle scorse settimane un verdetto di condanna a morte di due cristiani (Anjum Naz Sindhu, preside di una scuola, e Javed Naz) e di un musulmano (Jaffar Ali) per accuse di blasfemia.
In un altro caso, il cristiano Usman Masih è stato accusato di blasfemia con l'accusa di aver inviato un messaggio offensivo sul messenger del social network Facebook.
Nel caso avvenuto in Sindh, appresa la notizia della diffusione accuse di blasfemia, una folla di musulmani si è radunata chiedendo agli indù di consegnare l'accusato. Pur dopo l'arresto le tensioni tra indù e musulmani hanno generato disordini che ha causato danni a negozi e scontri con la polizia, che ha arrestato 80 persone. Dopo i disordini, due giovani indù sono stati attaccati: ignoti hanno sparato uccidendo Sateesh Kumar e ferendo un suo amico, che rimane in condizioni critiche.
Il Pakistan – dove tra 200 milioni di musulmani vivono circa 4 milioni di cristiani e altrettanti indù – ha una delle leggi più dure, tra i paesi a maggioranza islamica, contro la blasfemia, che include una vasta gamma di azioni o commenti che possono essere interpretati come "diffamazione dell'Islam". La legge introdotta nel 1986 dal dittatore Mohammad Zia-ul-Haq senza alcun passaggio parlamentare, prevede anche l'ergastolo o la pena di morte, ma in molti casi viene abusata e tirata in ballo per risolvere vendette personali.
Secondo dati della Commissione «Giustizia e pace» dei vescovi del Pakistan, 200 cristiani, 633 musulmani, 494 ahmadi e 21 indù (oltre 1300 casi) sono stati denunciati per blasfemia dal 1987 al 2013. Nel 2014 le denunce registrate sono state 1400, mentre negli ultimi 30 anni 70 accusati di blasfemia sono stati vittime di esecuzioni extragiudiziali.