(Pro Vita – redazione) La dittatura del relativismo e della cultura della morte si è recentemente concretizzata nella legge francese che vuol vietare i siti pro vita, cioè quelli che mirano a prevenire il trauma dell’aborto alle donne e a salvare i bambini.
Gli studenti pro vita in Scozia non possono costituirsi in club universitari, abbiamo visto giorni fa.
Ma oltreoceano l’ideologia mortifera e nichilista dilaga da tempo.
Un insegnante canadese, per esempio, è stato licenziato dopo aver detto una battuta sul fatto che ritiene che l’aborto sia una cosa sbagliata.
Una studentessa si è lamentata con la direzione della scuola (nella zona di Vancouver) perché si è sentita provocata (“triggered“) dal commento del docente.
L’insegnante – descritto come un educatore “eccezionale” dai suoi colleghi – è stato licenziato pochi giorni dopo. Ha detto che mentre parlava di legalità e giustizia, di diritto penale e morale, ha citato l’aborto come esempio: «Per me l’aborto è sbagliato, ma la legge è spesso diversa dalle nostre opinioni personali». E il discorso è immediatamente scivolato su altro.
Al termine della lezione, dopo la pausa, la studentessa “offesa” si è presentata con un altro docente a supporto, pretendendo le scuse dal malcapitato professore che in quanto uomo non doveva permettersi di parlare di aborto.
Anche se lì per lì non riteneva di doversi scusare di alcunché, di fronte alla minaccia di licenziamento, poiché ha una famiglia da mantenere, il giorno dopo il professore si è scusato.
Ma a quanto pare anche le sue scuse le sue scuse hanno offeso la ragazza: questa sentendosi dire che era una studentessa brillante e una ragazza intelligente si è precipitata fuori della classe in lacrime: la questione era stata messa su un piano troppo personale.
Quindi l’insegnante è stato licenziato: gli hanno detto che anche se lui era professionalmente “eccezionale” la scuola doveva preoccuparsi principalmente della ” sicurezza degli studenti”.
In Italia, a Milano, qualche episodio in cui i professori sono stati ripresi e puniti per aver espresso le loro idee c’è stato: uno ha osato mostrare il filmato di Nathanson “L’urlo silenzioso”, contro l’aborto. Un altro ha osato difendere la famiglia naturale e il matrimonio tra uomo e donna.
Bisognerà garantire anche agli insegnanti il diritto all’obiezione di coscienza?
Eppure già la Costituzione prevede la libertà d’insegnamento (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne e` l’insegnamento“, art. 33, comma 1): tecnicamente l’obiezione di coscienza è del tutto superflua…
Ma si sa, contro la dittatura del “politicamente corretto” non c’è Costituzione che tenga.