Eccola qui, puntuale, come ogni anno: la festa di San Valentino, con tanto di cioccolatini a forma di cuoricino, mazzi di fiori, peluche anche quelli con cuore annesso, menù per cene romantiche, offerte per album di foto e chi più ne ha, più ne metta. Eh sì, perché diciamoci la verità, la “festa degli innamorati” in sé è oggi ridotta a un appuntamento consumistico, che a seconda delle annate incontra più o meno successo negli acquirenti e che negli ultimi anni è inoltre diventata sempre più la celebrazione di “tutti gli amori”, di tutti i colori la mente umana possa immaginare.
Perché dunque soffermarsi a parlarne, non sarebbe meglio adagiarsi sull’endecasillabo di dantesca memoria «non ragionar di lor, ma guarda e passa»? Perché San Valentino in realtà riguarda tutti noi, e più da vicino di quanto crediamo.
Un primo aspetto interessante da sottolineare è proprio quello già accennato: l’influenza del marketing, inteso in senso ampio, sulla nostra vita. Proviamo a riflettere: quanti, soprattutto se ancora fidanzati, si sono in qualche modo sentiti in qualche modo “costretti” a celebrare questa ricorrenza? Comprando anche solo un oggettino, o gustandosi una cena fuori, ma esattamente il 14 febbraio? Non il giorno prima (il 13? Sia mai!), non il giorno dopo (tradizionalmente considerato il giorno in cui a “festeggiare” dovrebbero essere i single). Sia chiaro: nulla di male, anzi, che una coppia decida di dedicarsi del tempo o dei pensieri, per quanto tradotti spesso in una materialità fine a se stessa, tuttavia il fatto che questo debba avvenire “sotto dettatura” è significativo.
«Eh ma nella quotidianità siamo sempre di corsa, almeno questa occasione ci impone di trovare un tempo per noi», potrebbero obiettare alcuni, magari con uno o più figli piccoli o piccolissimi. Eppure, seppure pienamente comprensibile, questo ragionamento non tiene. Pensiamo a una pianta: va innaffiata più o meno ogni giorno – ovviamente coi dovuti distinguo in base alla varietà -, non solo quando ci si ricorda perché ci si passa davanti. Altrimenti, ahimè, posso testimoniarlo molto bene, dall’alto del mio pollice non-verde, la pianta muore. La stessa cosa vale per la relazione di coppia: va curata quotidianamente, altrimenti inaridisce e non porta frutto, né per sé, né per l’altro, né per gli eventuali figli. D’altronde basta andare a ripescare la promessa matrimoniale per rendersene conto: «Prometto […] di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita». Lo abbiamo detto noi: «Ogni giorno». E per fare questo bastano piccole attenzioni, piccoli gesti che ogni coppia si costruisce giorno dopo giorno, che spesso peraltro la materialità la rifuggono, costruendo e affinando sempre più un linguaggio unico. E, per chi ancora sposato non è ma sta vivendo il periodo del fidanzamento il discorso di fondo è lo stesso, anche se necessariamente cambia il modo di esprimerlo, perché il tempo che precede il matrimonio altro non è che un esercizio allo stesso.
La promessa matrimoniale cita ancora: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia». E qui si apre il secondo punto di riflessione. La festa di San Valentino, per come è concepita ora, altro non è che uno specchio della società: non celebra l’amore, bensì l’innamoramento, il sentimento melenso le cui note hanno risuonato ridondanti sul palco dell’Ariston; non celebra l’eternità, bensì l’attimo presente, il “finché dura”; e non celebra il mettersi a servizio, il sacrificio, il volere il bene dell’altro – anche quando, come sottolinea in merito a questo passaggio lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini, la salute e la malattia che vacillano sono le nostre e le forze vengono meno -, bensì mette al centro l’ego del singolo, per il “noi”, per il “portare assieme il giogo” della vita (come vuole l’etimologia della parola “coniuge”) non c’è posto.
Eppure, la scienza ci insegna, l’innamoramento ha un tempo limitato. Poi la relazione deve evolvere, deve maturare… pena l’esplosione. Ma quali sono gli ingredienti affinché una relazione duri? Avere interessi comuni? Andare d’accordo? Essere sempre in salute? … In realtà, a dispetto di quanto ci ha rimandato per anni la narrazione in salsa hollywoodiana, quel che veramente conta è fondare la relazione su una roccia solida, su una relazione che è esterna alla coppia, che la precede e la supera, ma che nel contempo la informa: su un Amore più grande, suggellato in un Sacramento che è un «mistero grande» e che rimane imprescindibile. Occorre, insomma, avere una base comune, una visione comune. Perché, innegabilmente, nel tempo le fatiche ci saranno e i difetti dell’uno e dell’altro emergeranno, a volte anche in maniera molto pungente, e sarà dunque necessario poterne fare memoria.
Scrive la neuropsichiatra e psicoterapeuta Mariolina Ceriotti Migliarese, nel suo libro La coppia imperfetta: «L’innamoramento è un fuoco che brucia ogni cosa: può essere molto difficile contenerlo, e può avvampare anche contro le nostre intenzioni; ma se non c’è legna sufficiente per alimentarlo, il fuoco presto o tardi si spegnerà, talvolta dopo aver distrutto molte cose. Se invece la materia prima è buona, quando la fiamma si fa meno intensa si formano delle braci calde, vive e buone, capaci di durare molto a lungo nel tempo, se le due persone hanno cura di mantenerle sempre accese. L’amore inizia da qui». Affermazioni molto uncorrect, e per soli coraggiosi.
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