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Oltre 380 milioni di cristiani perseguitati nel mondo, mai così tanti
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15 Gennaio 2025

Oltre 380 milioni di cristiani perseguitati nel mondo, mai così tanti

Oggi alle 11:30 è stata presentata presso la Sala stampa della Camera dei Deputati la World watch list 2025 della Ong Porte Aperte/Open Doors, che dal 1955 conduce ricerche sui cristiani perseguitati nel mondo. Erano presenti, oltre al direttore della Ong per l’Italia Cristian Nani, il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo, il giornalista Matteo Giusti e Giangiacomo Calovini, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari esteri. L’allarme lanciato dall’Ong è quello di «tornare a parlare di libertà religiosa nel dibattito pubblico». 

Le ventidue pagine che elencano la nuova lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo, sono il risultato di un lungo lavoro di monitoraggio di 100 Paesi, per un totale di circa 4.000 persone coinvolte, tra ricercatori nazionali, esperti esterni e un team specializzato di analisti, che si potrebbe riassumere nella denuncia di Nani: «380 milioni di cristiani nel mondo non godono del diritto umano fondamentale di credere in ciò che vogliono». 

Dalla ricerca emerge un dato allarmante: i cristiani che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede «salgono da 365 a oltre 380 milioni nel mondo […], praticamente un cristiano ogni sette; tra i circa 100 Paesi monitorati si conferma l’escalation della persecuzione in termini assoluti, mantenendo l’impressionante accelerazione degli ultimi 12 anni, con 13 Paesi a livelli estremi; la Corea del Nord, praticamente da 23 anni resta stabile al 1° posto dei Paesi persecutori».

Più in dettaglio, si calcola che la Corea del Nord nella persona del suo leader assoluto Kim Jong-un, abbia portato a rinchiudere nei campi di lavoro forzati un numero di cristiani compreso tra 50.000 e 70.000. Coloro che provano a fuggire vengono molto spesso rimpatriati a forza dalla Cina, dove la fede cristiana viene vissuta totalmente in segreto. Nel report si parla di «paranoia dittatoriale del regime contro la comunità cristiana», dato che al fuggiasco venga espressamente chiesto se sia entrato a contatto con cristiani o chiese in terra cinese. 

Le persecuzioni trovano il loro epicentro nell’Africa Subsahariana. Tuttavia, si registra un inasprimento delle ostilità in seguito alle guerre civili in Yemen e Myanmar: «In Yemen, la guerra civile in corso e la crescente influenza dei ribelli Houthi hanno costretto decine di chiese cristiane a cessare le loro riunioni: almeno un convertito cristiano dall’islam è stato ucciso dai membri della sua famiglia proprio a causa della sua conversione». Per quanto riguarda l’Asia Centrale, in tutti i Paesi peggiorano le condizioni dei cristiani per effetto di un crescente autoritarismo, in particolare in Kirghizistan.

Non si fa poi mistero delle gravi persecuzioni dovute all’«oppressione islamica, dovuta al fatto che si cerchi di riportare il mondo sotto la “Casa dell’Islam”, con azioni violente o meno». Al secondo posto troviamo la Somalia, a seguire lo Yemen, la Libia e il Sudan. «Qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale, all’estremismo attivo e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e, se scoperti, i cristiani (specie se ex-musulmani) rischiano anche la morte».

Le conferme poi, sono tristemente sempre le stesse: «l’Eritrea, pur con punteggio invariato (quindi nessun vero cambiamento), scende al 6° posto per effetto della crescita di altri, confermando la propria nomea di “Corea del Nord dell’Africa”, così come la Nigeria scende al 7°, confermandosi la nazione dove si uccidono più cristiani al mondo (3.100)». Nani ricorda anche «le oltre 7.600 chiese, cliniche e scuole cristiane attaccate o chiuse, le oltre 28.000 case e attività economiche saccheggiate o distrutte, [che, n.d.R.] costringono alla fuga famiglie ed intere comunità cristiane, dando vita a esodi inumani e a una “Chiesa profuga” che grida aiuto!».

Un fatto che poi emerge poco nel dibattito comune, che pur tanto si vanta di mettere al centro la violenza sulle donne, è la difficoltà che si riscontra nel «raccogliere dati certi sul numero di vittime di stupro e violenze sessuali a causa della fede: in molti Paesi le denunce sono rare, per ragioni culturali e sociali». Un dato minimo di partenza lo offre il report, incrociando le stime con le testimonianze raccolte viene fuori il tragico numero: 3.944. «In aumento rispetto ai 3.231 dell’anno precedente. 821 sono i casi di matrimoni forzati di giovani donne cristiane (erano 609). Pur migliorando la nostra ricerca, siamo qui a ripetere anno dopo anno che questi numeri sono la punta di un iceberg di violenze domestiche, silenziose, continue specie contro donne e bambini», riferisce il report. Quello che si va a scoperchiare quando si parla di violenza di genere nell’ambito della persecuzione cristiana è «un universo di abusi sconvolgente», se pensiamo che in Nigeria la violenza sessuale viene usata come arma per terrorizzare le comunità cristiane, così come in Burkina Faso, Camerun, Congo DR, Repubblica Centrafricana, Niger, Mali, Sudan e Mozambico. Ma abusi si sono registrati anche in Siria, Myanmar e Pakistan. (Foto: Pexels.com/Facebook)

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