OIDAC Europa nel suo ultimo “Rapporto 2024 sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa”, documenta un aumento rispetto al 2022 dei crimini d’odio contro i cristiani in ragione della loro fede. Ha identificato 2.444 crimini anti cristiani documentati dalle forze dell’ordine e dalla società civile in 35 paesi europei nel corso del 2023 di cui ben 232 attacchi personali, molestie, minacce e persino violenza fisica. «Queste cifre includono i dati dell’ODIHR /OSCE , che hanno rilevato 1.230 crimini d’odio anticristiani registrati da 10 governi europei nel 2023, in aumento rispetto ai 1.029 registrati dai governi nel 2022. Il rapporto sui dati sui crimini d’odio dell’ODIHR/OSCE verrà pubblicato anche il 15 novembre, in vista della Giornata internazionale della tolleranza.» Dati significativi che testimoniano in modo la grave tendenza che si sta confermando nella civile Europa, culla delle libertà e, nonostante le contraddizioni presenti in ogni epoca, storicamente campione di pluralismo proprio in forza delle sue vive radici cristiane.
TUTTI INCLUSI, TRANNE CHI CREDE?
Ora, in nome dell’inclusione a tutti i costi e del costante lavoro di recisione delle medesime radici, pare che uno dei costi maggiori della imposta omogeneizzazione culturale spetti a chi esprime e vive la propria identità di cristiano. Tra i paesi che conquistano il triste primato di frequenza di questo tipo di crimini spiccano la Francia, dove sono circa 1000 i casi documentati nel 2023, il Regno Unito, che ne conta più di 700 e la Germania «che ha registrato un aumento del 105% dei crimini d’odio anticristiani, passati da 135 nel 2022 a 277 nel 2023». Va seriamente considerato come gli atti criminali siano il picco di una tendenza che si manifesta con più continuità e meno clamore nei contesti della vita quotidiana come discriminazione sul posto di lavoro e nella vita pubblica e che ha indotto molti cristiani europei ad applicare una vera e propria autocensura.
LIMITAZIONI ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA
«L’anno appena trascorso ha visto anche una serie di restrizioni alla libertà religiosa da parte dei governi europei, che vanno dal divieto di processioni religiose alla presa di mira dei cristiani per l’espressione pacifica del loro credo religioso». La manifestazione delle proprie convinzioni fondate sui contenuti di fede diventano motivo di repressione, perdita del lavoro, bullismo: dire per esempio che “la vita comincia dal concepimento” o che “il matrimonio è solo tra un uomo e una donna”, sono stati causa della perdita del proprio impiego. Lo stesso avviene in ambito scolastico e universitario, sia per gli studenti sia per i docenti. In nome della laicità dello stato viene imposto un vero e proprio bavaglio laicista. Una condizione che addolora ma che conosciamo e, ricorderanno i nostri lettori, abbiamo avuto modo di approfondire nel numero di luglio/agosto: la rivista (qui per abbonarsi) contiene nel Primo piano dedicato alle nuove persecuzioni anticristiane, una ricca intervista alla giovane direttrice esecutiva dell’Oidac, l’austriaca Anja Hoffmann.
LO STATO, DA GARANTE A PERSECUTORE?
Questo ultimo dato che riguarda le limitazioni imposte dalle istituzioni sotto la falsa promessa di uguaglianza e rispetto per tutti sono di un ordine particolarmente grave poiché lo stato, da garante e supervisore dei diritti di tutti i suoi cittadini rischia di diventare, gradualmente e pericolosamente, il grande discriminatore, sopra il quale non esisterebbe altra autorità alla quale fare appello. In questa direzione procedono tutte le limitazioni alla libertà di coscienza e all’esercizio dell’obiezione di coscienza su materie come la difesa della vita. (Fonte foto: OIDAC Europe/Pexels.com)
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