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14.01.2025

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Oliviero Toscani e il Vangelo (che non è una “fake news”)
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13 Gennaio 2025

Oliviero Toscani e il Vangelo (che non è una “fake news”)

Oliviero Toscani è morto all’età di 82 anni. Era ricoverato da pochi giorni all’ospedale di Cecina a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni. Soffriva da due anni di amiloidosi, causata da depositi di proteine anomale, amiloidi, nei tessuti e negli organi di tutto il corpo, come il cuore, i reni, il fegato o il sistema nervoso e portano a una riduzione, parziale o completa, del funzionamento dell’organo interessato. Per la sua anima e per tutti i suoi cari, la Chiesa come sempre offre la preghiera e l’intercessione ininterrotta che si riserva ad ogni persona, certi che il cuore di ogni uomo è manifesto soltanto a Dio e che la sua misericordia può compiere l’impensato.

La misericordia che è costata il sangue di Cristo, un’immagine tanto cara ai credenti che lo stesso Toscani non ha risparmiato dai suoi spesso sgangherati strali polemici, purtroppo. Durante la presentazione della sua ultima mostra, Oliviero Toscani: professione fotografo, l’artista non ha lesinato esternazioni offensive nei confronti di quella che sembrava quasi un’ossessione per lui: la fede cattolica, Cristo, la Chiesa tutta. «Per spiegare la sua passione per la fotografia ha messo nel mirino la cristianità andando a colpire chi crede mettendo in discussione la figura di Gesù: “La fotografia dalla sua invenzione ha fatto sì che le fake news siano un po’ meno. Io credo che il Vangelo e la Bibbia siano fake news”», riportava Libero.

E ancora: «Se ci fosse stata la macchina fotografica la figura di Gesù Cristo sarebbe ridimensionata. La fotografia è la memoria storica dell’umanità. Da quando c’è la fotografia ci siamo resi conto di chi è l’umanità, prima abbiamo raccontato tante balle». Fanno tenerezza – oltre che suscitare giusto sdegno – affermazioni di questo tipo. Come se la fede di milioni di persone nel mondo e lungo la storia si basasse su sciocchezze tramandate per iscritto da gente spostata, sbugiardabili da prove inoppugnabili come solo la fotografia sarebbe stata in grado di fornire. Non è così e le tracce della verità storica di Cristo, in particolare della sua avvenuta resurrezione attestata da migliaia di testimoni oculari – come ricordato e approfondito sulle pagine della nostra rivista (qui per abbonarsi), sono tuttora a nostra disposizione.

Ci sarebbe inoltre da aprire il grande capitolo del rapporto fede e ragione, non è il caso, certo; ma con la ragione aperta e la fede nel Dio che si è rivelato in Cristo confidiamo che ora, insieme alla verità, gli sia mostrata la bontà di Dio, ottenuta magari dalle preghiere di tanti signor nessuno, quelli che lui ha preso crudelmente in giro e che ora, forse, si riveleranno come i suoi più preziosi alleati. In un’altra occasione, meno recente ma facilmente reperibile, Toscani si era lasciato andare a espressioni tanto sguaiate da imbarazzare persino i conduttori della Zanzara: oggetto del suo ostentato e rabbioso disprezzo, ancora una volta, Gesù Cristo, gli angeli, la Madonna e i santi nelle loro rappresentazioni artistiche.

Immaginando l’effetto che avrebbe fatto la visione di una chiesa cattolica a un malcapitato marziano aveva sentenziato così: «Entri e vedi uno attaccato inchiodato alla croce che sanguina. Un altare con dei bambini nudi che volano» (La Zanzara, 2 maggio 2014). E ai richiami dei conduttori, che facevano notare come simili espressioni suonassero come vilipendio del sacro e della fede di milioni di persone, aveva comunque proseguito: «Vedi un altro costato, che gli hanno tolto la pelle, San Bernardo, sai ce n’è per tutti i gusti». Per chiosare infine con un «io credo che un club sadomaso non sia così all’avanguardia».

Il suo carattere rissoso e violento, purtroppo, aveva colpito duramente anche la moglie e i figli, davanti a loro, ancora bambine, urlava che avrebbe preferito non fossero nate. Dei pontefici diceva cose terribili, anche quelle facilmente passibili di querela: se papa Francesco si è preso una semplice accusa di “banalità”, a Giovanni Paolo II è toccata l’accusa di essere un assassino, responsabile della morte di milioni di bambini africani. Addirittura la Shoah andrebbe imputata alla cattolicità di Hitler. Per rimettere ordine nella faccenda, invitiamo alla lettura del libro edito dal Timone, Hitler. l’Anticristo. Tutti i sacerdoti, secondo lui, sono pedofili e responsabili di abusi. La lista, purtroppo, non sarebbe nemmeno conclusa.

Per una campagna del brand Benetton, il marchio con il quale era diventato noto al grande pubblico, si era lanciato in interpretazioni strampalate e deformanti di san Francesco, in particolare della sua nudità e della sua sublime lode al Signore di tutte le creature, pervertendone il senso a favore di una Città futura fatta di uomini indistinti, nudi a loro volta, quasi senza sesso, ma soprattutto senza ideali che li superassero, costretti in una strana armonia che sembrava solo condivisa e apatica disperazione. È un vero peccato che abbia diffuso a microfoni accesi tanta rabbia e disgusto per Dio, rischiando di coinvolgere in questa corsa allo sfottò tante persone, insinuando dubbi e vergogna e gettando fango sull’unico volto, quello del Crocefisso, al quale ci si possa rivolgere quando niente di niente può rispondere allo scandalo della sofferenza e della morte.

Eppure sono trapelati, da parte sua, scampoli di conversazioni con insospettabili amici o dichiarazioni scritte di suo pugno che mostrano una posizione diversa, rispetto alla vita e al suo grande mistero e che lasciano sperare che prima e dopo tutto quel livore ridanciano indirizzato sempre contro il cristianesimo, ci fosse altro, qualcosa di umanamente più autentico e solido. L’insospettabile amico che lo invita a resistere e a non procurarsi la morte, forse perché è chiaro anche a lui, che pure ha fatto di eutanasia e suicidio assistito (altrui?) la battaglia per eccellenza, quanto la vita sia un bene in sé stessa sempre, anche nelle condizioni più dure. «Sei scemo?», gli avrebbe infatti risposto Marco Cappato quando lo aveva chiamato confessandogli di carezzare l’ipotesi di chiedere l’eutanasia.

E lo stesso Toscani, giudicando con estrema lucidità la propria vita, le battaglie di liberazione, emancipazione e progresso per cui si era battuto per decenni, aveva riconosciuto la superiorità morale di sua madre. Tutto si sgretolava davanti alla sua integrità, le frottole mal raccontate da certo femminismo, quelle sì potremmo dire fake news, cedevano il passo alla realtà di cui lui stesso come figlio era stato testimone. Cose normali, apparentemente superate, e invece sempre vere e capaci di fare di una vita qualunque una vita felice: con l’amore esclusivo e fedele per un solo uomo, la dedizione libera alla sua famiglia, il servizio compiuto a favore dei figli senza recriminare e senza sentirsi schiava, insieme alla certezza della sua dignità in nulla inferiore a quel dell’uomo, sua madre gli aveva mostrato che, con tutta probabilità, le battaglie che si era scelto non erano quelle decisive.

«Ieri mia madre mi ha detto: “Ho avuto un solo uomo, tuo padre”. All’improvviso si sono sgretolati anni e anni di liberazione sessuale, di convincimenti libertari, di mentalità radicale. Tutto quel che avevo creduto una conquista civile si è ridimensionato di fronte a quella semplice affermazione: “Ho avuto un solo uomo, tuo padre”. Sono stato messo di fronte alla debolezza di ciò che credevo essere la modernità, con la forza di chi afferma un principio antico, senza la consapevolezza di essere, lei sì, la vera rivoluzionaria. Mi sono domandato: sono più avanti io che ho vissuto e teorizzato il rifiuto del matrimonio, l’amore libero e i rapporti aperti o lei che per una vita intera è rimasta fedele ad un solo uomo? 

Senza essere Gesù Cristo, mi sono sentito il figlio di Dio e mia madre mi è apparsa come la Madonna: in modo naturale, come se fosse la più ovvia delle cose, lei ha impostato tutta la sua vita su concetti che oggi ci appaiono sorpassati, ridicoli: la felicità, l’onestà, il rispetto, l’amore». (“Non sono obiettivo”, O. Toscani, Feltrinelli 2001) In questa confessione Oliviero Toscani si mostra più nudo che non i soggetti di tante sue opere fotografiche, più trasgressivo degli scatti in cui un prete e una suora si baciano appassionatamente, e anche la similitudine con Gesù e Maria sua madre, rispetto a tante altre sue uscite, non sembra poi così fuori luogo (Foto: Imagoeconomica).

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