Oggi si festeggia la dignità esaltata – soprattutto a parole – della donna, nel lavoro nella carriera e nella società. In Occidente, infatti, si fanno sempre più spazio valori completamente in antitesi con l’identità femminile e la sua natura. Una delle clamorose contraddizioni, rispetto ad una società che ama dirsi femminista – ignorando le origini oscure e inquietanti di questo movimento – e che, apparentemente, sembra esaltare con slogan ad hoc, la preziosità e l’unicità delle donne, è quella rappresentata dall’aborto selettivo, talmente esteso da essere diventato un problema globale: si calcola, analizzando i dati sulla popolazione mondiale, che gli aborti selettivi per sesso equivalgano ad almeno 23 milioni di ragazze in meno al mondo.
Un’analisi partita da un dato macroscopico: un numero sproporzionatamente innaturale di ragazzi in 12 paesi, a partire dagli anni ’70, quando gli aborti selettivi per sesso iniziarono a diventare disponibili, in particolare in Albania, Armenia, Azerbaigian, Cina, Georgia, Hong Kong, India, Corea del Sud, Montenegro, Taiwan, Tunisia e Vietnam. Una pratica che però, si sta diffondendo in modo preoccupante anche in Italia, come ha già denunciato la Regione Toscana nel 2011, in riferimento soprattutto alle “comunità immigrate”: «Sebbene manchino dati certi, le tendenze che si profilano sono chiare: secondo quanto rilevato dall’Ars, l’Agenzia Regionale della Sanità, mancano all’appello centinaia di bambine cinesi, indiane e albanesi».
La ricerca, condotta in Toscana tra il 2006 e il 2010, evidenzia «uno sbilanciamento tra i sessi spiegabile solo con l’aborto selettivo di genere». Peraltro, già nel 1991, il premio Nobel Amartya Sen invocò l’attenzione della politica mondiale su l’hidden gendercide il “generecidio nascosto”, a causa del numero preoccupante di missing women. Un numero talmente alto che l’Economist, nel 2010, lo paragonò ad un autentico Olocausto. Insomma una vera e propria piaga che cozza terribilmente con gli slogan a favore delle donne che attraversano oggi e sempre le pagine dei giornali e i vari media.
Così come cozza terribilmente con l’esaltazione della donna il mercato in espansione dell’utero in affitto. Se, infatti, finora si è sempre detto e ripetuto che il giro d’affari dell’utero in affitto attualmente valga circa 6 miliardi di dollari nel mondo, dall’altro si stima anche che da qui, entro dieci anni, esso possa esplodere fino ad arrivare a 129 miliardi di dollari, ovvero più della metà del patrimonio dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, e quasi quattro volte la prima manovra di bilancio 2022 varata dal governo di Giorgia Meloni. In questo caso l’aumento del business (se si assume come 6 miliardi il dato di partenza) sarebbe addirittura di oltre il 2000%. Argomento scottante a cui il Timone ha dedicato un’approfondita inchiesta lo scorso maggio mettendo in evidenza i meccanismi illeciti grazie ai quali questo squallido mercato sia diventato fiorente in Kosovo.
E veniamo, infine, alla negazione perfino linguistica dell’identità femminile, ovvero alla scomparsa e/o negazione della parola “donna” e “madre”. Ricordiamo, infatti, come il Cambridge Dictionary, nel 2022, trasformò la definizione di donna in «Persona adulta che vive e si identifica come femmina anche se alla nascita è stata definita di sesso diverso» e come, quasi seguendo un’ondata di epurazione linguistica all’insegna del gender fluid, in Olanda è stato proposto, pochi giorni fa, un disegno di legge in cui le madri olandesi potrebbero trovarsi sostituita sui documenti la parola “madre” con “genitore da cui è nato il bambino”. Fatti emblematici di cui il Timone ha sottolineato la portata ideologica e le conseguenze nefaste sui costumi e le leggi che, oggi, più che mai, stanno finendo per interpretare “l’esprit” generale della società.
Insomma, sembra davvero che ci si sforzi da più parti e su più fronti, in questa società, di mettere in atto una precisa agenda ideologica, espressione di un movimento più ampio che non ha più nemmeno il pudore di agire nell’ombra, tutto proteso a cancellare sfacciatamente la donna, a partire dal suo aspetto meramente biologico, per arrivare poi a colpirla fin nei suoi ruoli sacrosanti e insostituibili, di moglie e madre.
(Fonte foto: Imagoeconomica)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl