Un Tweet esplosivo, pur nella sua concisione, quello pubblicato dal presidente Donald Trump mercoledì sera, riprendendo il video della March for Life dello scorso anno: «See you on Friday… Big Crown!» («Ci vediamo venerdì… grande folla!»).
Queste poche parole hanno trovato una conferma e spiegazione in un altro Tweet, questa volta pubblicato sull’account ufficiale della March for Life: «March for Life è onorata di annunciare che Donald Trump sarà il primo presidente degli Stati Uniti a parlare al March for Life Rally. Grazie, presidente Trump, per essere una voce per il nascituro e per il continuo lavoro per costruire una cultura della vita».
Donald Trump parteciperà dunque oggi, venerdì 24 gennaio, alla 47° Marcia per la Vita americana che si tiene a Washington. E la sua non sarà una presenza tramite una telefonata (come era stato per il presidente Ronald Reagan e per il presidente George W. Bush), o tramite un portavoce inviato dalla Casa Bianca, come era stato per esempio con Mike Pence nel 2017 o con Paul Ryan nel 2018, oppure – ancora – con un video come lo scorso anno: Donald Trump sarà presente alla Marcia in carne e ossa.
La presidente della March for Life, Jeanne Mancini, dopo aver appreso della partecipazione di Trump, ha rilasciato la seguente dichiarazione, che tiene insieme il lavoro fatto negli anni passati e uno sguardo speranzoso verso il futuro: «Siamo profondamente onorati di dare il benvenuto al presidente Trump alla 47° edizione annuale della March for Life. Sarà il primo presidente della storia a partecipare e noi siamo così entusiasti di sperimentare di persona quanto i nostri manifestanti siano appassionati della vita e proteggano il nascituro. Dalla nomina di giudici pro-vita e lavoratori federali, alla riduzione dei finanziamenti dei contribuenti per gli aborti qui e all’estero, alla richiesta di porre fine agli aborti a termine, il presidente Trump e la sua amministrazione sono stati campioni coerenti per la vita e il loro sostegno alla March for Life è stato incrollabile. Siamo grati per tutti questi successi per la vita e non vediamo l’ora di ottenere più vittorie per la vita in futuro».
Questa pubblica “discesa in campo”, per dirla in gergo sportivo, di Trump è altresì accompagnata da un altro forte atto in difesa della vita, riportato dal National Catholic Register: la decisione, sottoscritta lunedì 20 gennaio, di dichiarare il 22 gennaio 2020 il National Sanctity of Human Life Day (Giornata nazionale della santità della vita umana). Come mai questo giorno? Perché l’aborto è diventato un diritto costituzionale, in virtù della storica sentenza Roe v. Wade il 22 gennaio 1973. Questo gesto era già stato messo in atto da Trump nel 2018 e nel 2019 e, prima di lui, da Reagan e Bush.
«Quando guardiamo negli occhi di un bambino appena nato vediamo la bellezza dell’anima umana e la maestà della creazione di Dio, sappiamo che ogni vita ha un senso e ogni vita merita di essere protetta», aveva detto il presidente nel messaggio video inviato alla March of Life lo scorso anno. E, ancora: «Ogni persona è unica sin dal primo giorno. Questa è una frase molto importante. Unico dal primo giorno. […] Insieme lavoreremo per salvare le vite dei bambini non ancora nati». Una promessa, questa, che fino ad oggi non si può dire sia stata disattesa.
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