Quesito
Caro Padre Angelo,
Leggevo con attenzione la sua risposta in merito alla differenza tra peccato mortale e veniale del 14/5/2012.
Perché ci sia peccato mortale si richiede la presenza simultanea di tre elementi: materia grave, piena consapevolezza della mente e deliberato consenso della volontà.
In un contesto come quello dell’attuale società dove l’aspetto spirituale è relegato all’ultimo posto e dove anche nelle parrocchie c’è poca formazione cristiana verrebbe da dire che è difficile commettere un peccato mortale visto che anche sulla materia grave c’è grande confusione.
Spesso rapportandomi con le persone che conosco o con i colleghi di lavoro che vivono in situazioni di materia grave (adulterio, convivenze, etc) noto una “non conoscenza” della legge di Dio. In questo caso sussiste o no il peccato mortale?
Grazie di tutto
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. mi dici che nelle parrocchie c’è scarsa formazione cristiana. È vero, purtroppo.
Ma è ancor più vero che solo una minima parte della gente frequenta la parrocchia.
Pertanto la situazione è abbastanza desolante e si constata quanto avesse ragione Giovanni Paolo II quando parlava di una diffusa anestesia delle coscienze.
2. In molti non manca solo la distinzione tra materia grave e materia lieve, ma è assente la consapevolezza di commettere peccato.
Se si interrogasse la gente che la domenica non è andata a Messa se è consapevole di aver commesso un peccato grave, ci si sentirebbe rispondere direbbe di no. Non ci ha pensato assolutamente.
Allora possiamo stare tranquilli?
3. Certo, va tenuto presente quanto dice il Concilio: “Succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo perda la propria dignità” (Gaudium et spes, 16).
In tal caso, commenta il Catechismo della Chiesa Cattolica, “il male commesso dalla persona non può esserle imputato.
Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine.
È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori” (CCC1793).
4. Ma il medesimo Concilio avverte anche che talvolta l’ignoranza, sebbene invincibile, possa essere colpevole: “È colpevolmente erronea, perché l’uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e diventa quasi cieca in seguito all’abitudine al peccato” (GS 16).
Ora molti oggi non hanno consapevolezza di compiere il male perché la loro coscienza è diventata “quasi cieca in seguito all’abitudine al peccato” (GS 16).
Inoltre, pur sentendo richiami interiori a cercare la verità non si curano di conoscerla.
Allora il giudizio della loro coscienza può essere dettato da ignoranza invincibile, ma colpevole.
5. Evidentemente solo Dio scruta i cuori e conosce perfettamente fino a che punto si spinga la responsabilità delle persone.
Ugualmente solo Dio conosce gli impulsi e i lumi interiori che ogni persona ha ricevuto per formare il giudizio della propria coscienza.
Ma proprio per questo, senza poter dire “tu hai commesso un peccato mortale o sei privo della grazia di Dio”, siamo stimolati ugualmente a predicare senza sosta, a tempo opportuno e non opportuno, come dice san Paolo (2 Tm 4,2) per liberare gli uomini da tutto ciò che anche per colpa personale impedisce loro di conoscere la verità e di agire secondo Dio.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo