Oggi si ricorda la nascita di santa Teresa di Lisieux, conosciuta anche come Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, quella che san Pio X ha chiamato «la più grande Santa dei tempi moderni» e alla quale papa Francesco ha dedicato l’esortazione apostolica “C’est la confiance”. Originaria di quel Paese, la Francia, che tra i primi ha pensato di poter fare a meno di Dio, Thérèse Françoise Marie Martin nacque nel 1873 da una famiglia molto credente, testimoniando nella semplicità della sua vita la potenza della fede in Dio.
Dai coniugi Louis Martin e Zélie Guérin – prima coppia a essere dichiarata beata nella vocazione matrimoniale e poi dichiarata santa nel 2015 – nascono nove figli, quattro dei quali morti in tenera età. Teresa è la più piccola e anche lei sperimenterà presto i dolori di una salute cagionevole. Rimasta orfana di madre a soli quattro anni, vedrà le sorelle precederla nella vita religiosa presso il Carmelo di Lisieux. Fin dall’infanzia, la realtà di Dio, dei santi e degli angeli, sarà per lei come la quotidiana presenza di padre, madre o sorelle. Un giorno, quando non ha ancora tre anni, si rivolge così a sua madre: «Oh! Quanto vorrei che morissi, povera mammina mia!», «Ma, Teresa, a che cosa pensi? Non si dicono cose simili!», «Eppure è perché tu vada in Cielo, visto che dici che bisogna morire per andarci!». Il Cielo, per Teresa, è una speranza reale, la dimora di chi l’ha preceduta. E ancora, alla domanda: «Come fai per pensare sempre al Buon Dio?», Teresa risponderà: «Non è difficile… si pensa naturalmente a qualcuno cui si vuol bene!».
A soli 15 anni entra anche lei nel Carmelo di Lisieux, dopo avere pregato e affidato a Dio la sua vocazione: fino a recarsi a Roma con la sorella Céline e il padre per implorare il permesso del Papa. E alla risposta di quest’ultimo: «Se Dio vorrà, ci entrerai», ecco che potè aprire quella «via alla portata di tutti, la “piccola via”, strada della confidenza e del totale affidamento alla grazia del Signore», come l’ha descritta san Giovanni Paolo II nel 1997 durante l’omelia della Messa in cui ha elevato santa Teresa a Dottore della Chiesa.
Su suggerimento della superiora tiene un diario sul quale annota le tappe della sua vita interiore, magnifica eredità conosciuta oggi come “Storia primaverile di un fiorellino bianco”. Nonostante il richiamo alla fede genuina e all’affidamento infantile del titolo, il testo rende nota la sofferenza che ha segnato ogni tappa della vita di santa Teresa. «Ho sofferto molto quaggiù, confesserà; bisognerà farlo sapere…», rende noto nei suoi scritti. Non le fu apparve però mai confuso il piano di salvezza che Dio ha preparato per l’uomo: le sofferenze sono un mezzo per il perfezionamento dell’uomo fino a fargli raggiungere la santità. La prova è il mezzo per dare a Dio «una più grande testimonianza di abbandono e di amore». Scrive ancora: «Costa a Dio abbeverarci alla fonte delle lacrime, scrive anche; ma sa che è l’unico mezzo per prepararci a conoscerLo come Egli medesimo si conosce e a diventare dei noi stessi!».
Dopo nove anni di vita religiosa, Teresa muore a soli 24 anni, il 30 settembre del 1897, a causa della tubercolosi: beatificata nel 1923 da Papa Pio XI, viene canonizzata due anni più tardi, il 17 maggio 1925. Il 14 dicembre 1927 lo stesso Pontefice la proclama patrona universale delle missioni insieme a san Francesco Saverio. Senza mai essere uscita dal convento, si realizzava il sogno che mai era riuscita a realizzare in vita: «Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, vorrei esserla stata fin dalla creazione del mondo ed esserlo sino alla consumazione dei secoli».
«È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore! Queste parole così incisive di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa. Soltanto la fiducia, “null’altro”, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona. Con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita, il Vangelo si fa carne in noi e ci trasforma in canali di misericordia per i fratelli», così l’incipit dell’esortazione di papa Francesco riassume bene la grandezza della sua figura.
Sono recenti le notizie del pellegrinaggio che si è tenuto dal 15 al 22 dicembre ispirato a quello che visse Teresa, quando dal 4 novembre al 2 dicembre 1887 con il padre e la sorella si recò a Roma per chiedere a Papa Leone XIII l’autorizzazione ad entrare nel Carmelo all’età di 15 anni. È così che sono state trasportate le sue reliquie a Roma, per l’anno giubilare infatti papa Francesco ha voluto associare diverse chiese di Roma a sante figure femminili proclamate Patroni e Dottori della Chiesa. È nella chiesa romana di Trinité-des-Monts che sarà installato nel corso del 2025 il reliquiario contenente un osso del piede destro della Santa. Durante l’ultima udienza del 2024, la mattina di mercoledì 18 dicembre, il Pontefice ha approfondito il ciclo di catechesi «Gesù Cristo nostra speranza», e dopo la preghiera ha fatto deporre un mazzo di rose bianche ai piedi del piccolo reliquiario contenente un osso del piede della giovane carmelitana di Lisieux. Inoltre, dal 26 al 28 novembre le parrocchie di Segrate (Milano) hanno vantato la presenza delle reliquie di santa Teresa e dei suoi genitori, accompagnate da momenti di preghiera condivisa e la testimonianza dei coniugi Schilirò e del loro figlio Pietro, la cui guarigione nel 2003 ha portato alla beatificazione dei coniugi Martin. (Foto: Screenshot TV2000.it, YouTube)
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