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26.12.2024

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Occhio a TikTok. L’allarme del WSJ
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10 Settembre 2021

Occhio a TikTok. L’allarme del WSJ

«Occhio a TikTok». Ha il sapore di un vero e proprio monito quello lanciato da Rob Barry, Georgia Wells, John West, Joanna Stern e Jason French, nomi che quasi certamente a tanti non diranno nulla, ma che andrebbero ringraziati perché sono quelli di cinque firme di una delle maggiori testate del mondo e senza dubbio la prima negli Stati Uniti – il Wall Street Journal – i quali si sono resi autori, nelle scorse ore, di un’inchiesta eloquente fin dal titolo: How TikTok Serves Up Sex and Drug Videos to Minors, ossia «Come TikTok offre ai minori video di sesso e di droga».

Beninteso: il tema della sicurezza degli utenti, in particolare dei bambini, sulla popolare piattaforma sociale non è nuovo. Nel recente passato era già stato sollevato, con particolare riferimento a sfide e comportamenti che i minori non dovrebbero imitare ma che, non di rado, su TikTok proliferano ancor prima che i moderatori riescano ad intercettarli e, quindi, a limitarne la diffusione. L’inchiesta del Wall Street Journal tuttavia costituisce un campanello dall’allarme sul social che solo in Italia, ancora nel luglio 2020, aveva superato gli 8 milioni di iscritti, facendo registrare una crescita addirittura del 37% rispetto all’anno precedente.

Che cosa hanno fatto i giornalisti americani? Semplice: hanno realizzato un esperimento creando una serie di profili falsi e facendoli gestire a dei bot. Successivamente, ciascuno di questi profili ha poi iniziato ad apprezzare i video che mostravano contenuti leggermente più ammiccanti o più attinenti al mondo del consumo di droghe e farmaci. Stuzzicato da tali apprezzamenti, ecco che allora l’algoritmo di TikTok ha iniziato a proporre ai finti profili – creati dichiarando età anche sotto i 15 anni – contenuti sempre più spinti.

Dei finti giovani utenti del social si sono così ritrovati, in men che non si dica, bombardati di contenuti di tipo sessuale e inappropriato per i minori: da droghe e consumo di farmaci – comprese liste di siti dove acquistare queste sostanze e medicinali – a video di sex worker che rimandano in modo più o meno esplicito a pratiche sessuali o ai loro profili su siti hard.

Ora, a chi pensasse che una simile ricostruzione sia troppo enfatica, si può replicare segnalando un numero: 569. Che numero è? Si tratta di un numero semplice ed allarmante al tempo stesso: quello dei video sull’uso di droghe – con riferimenti alla dipendenza da cocaina e metanfetamine – e farmaci ad un account registrato come tredicenne. Si tratta di qualcosa di sconvolgente, che pone sotto accusa gli algoritmi e il ruolo dei moderatori di TikTok. Non solo.

Questa inchiesta del Wall Street Journal pone un dilemma ancora più inquietante: per quei finti profili creati dalla testata americana che, in pochissimo tempo, sono stati raggiunti da contenuti ai limiti della pornografia e dell’incitazione a drogarsi, quanti profili di veri bambini sono stati esposti, magari per mesi, alle stesse cose? A quanti milioni di minori è stata cioè tolta – o semplicemente non è stata proprio garantita – una doverosa protezione da contenuti totalmente inadatti e diseducativi?

Genitori, insegnanti, educatori e in realtà un po’ tutti non possiamo non misurarci con questi dubbi, ripromettendoci una maggiore vigilanza sui passatempi dei giovani. Perché se un tempo, e a ragione, ci si lamentava della televisione come cattiva maestra – e poi ci si è iniziati, sempre a ragione, a preoccupare degli effetti dei videogiochi sui giovani – oggi sarebbe imperdonabile trascurare i social e le loro zone d’ombra. Che ci sono e che, talvolta, si moltiplicano con una rapidità allarmante, sfuggendo al controllo degli stessi gestori di certi programmi.

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