Pregare o no, fa la differenza. Non si tratta solo di differenti prospettive, ma di esiti completamente diversi. In Argentina il 13 ottobre scorso si è svolto il Congresso Nazionale della Donne. Si tratta di un appuntamento di militanti in rosa nel corso del quale vengono reclamati i più svariati diritti del verbo femminista. Ovviamente ci sono anche i diritti Lgbt e il diritto all’aborto, che in Argentina è ancora vietato, anzi si può dire che ormai i consessi per i diritti delle donne vertano principalmente su questi due “diritti”.
Ebbene, essendo la città ospitate La Plata, al termine del Congresso si è svolta una marcha rivendicativa. E nel corso della parata, alcune donne si sono staccate dal corteo principale per dirigersi verso la Cattedrale di La Plata. Una preghiera per le donne? Non proprio. Arrivate davanti al tempio si sono denudate e hanno dato inizio a quello che ormai è ribattezzato un tetazo, ossia una manifestazione provocatoria a seno nudo che spesso finisce in violenza. E contro la Chiesa, istituzione ed edificio, ne sono volate di ogni: bestemmie, insulti, offese. Il tutto ovviamente perché la Chiesa è vista come un ostacolo all’aborto libero che realizzerebbe pienamente la donna.
Donne che si denudano mostrando la bruttezza di un corpo che viene sfigurato dalla militanza politica e donne che invece devono correre con i manganelli a ristabilire l’ordine. Proprio come nella riflessione di Pasolini, anche stavolta giova schierarci dalla parte delle donne in divisa che rischiano la pelle per difendere una chiesa messa in pericolo da queste erinni invasate. Il vescovo di La Plata, monsignor Victor Manuel Fernandez, non è scomposto più di tanto. Il tetazo ha bestemmiato il sacro e offeso il sentimento religioso del popolo argentino. Ma per Tucho Fernandez, vescovo di La Plata che ha sostituito il ben più rigoroso Hector Aguer, si è trattato solo di un gruppetto che si è staccato dal corteo principale per recare disturbo alla cattedrale. Dunque, nessun atto di riparazione, nessuna protesta vibrata. Anzi, Fernandez nei giorni precedenti il congresso si era affrettato a dare il benvenuto alle invasate raccomandandosi di non combinare guai. Richiesta bellamente ignorata.
Ma per una cattedrale che viene ferita, ce n’è una che viene preservata dalla furia ideologica. Le cose sono andate diversamente in Messico, precisamente a Puebla, un altro centro della cristianità latinoamericano. Qui, si è svolta la cosiddetta Marchas de las putas (sic!), rivendicazione anarcofemminista che trae la sua ragion d’essere dal fatto che si vorrebbe replicare a chi sostiene che le donne vittima delle violenze sessuali in realtà lo sono perché si vestono provocatoriamente. Il fatto però è che la marcia in questione propone al pubblico visibilio rivendicazioni su aborto, diritti Lgbt e quant’altro. Anche qui, mezze nude e armate di bombolette spray le “amazzoni” del terrore femminstaiolo vanno in giro a deturpare i monumenti della città con scritte a favore dell’aborto. Solo che non sono riuscite a raggiungere la cattedrale – bellissima – di Puebla. Un cordone di uomini nerboruti e armati di Rosario al collo ha fatto scudo davanti alla cancellata del tempio andando a creare un muro umano che ha evitato l’avvicinamento delle donne. E durante il passaggio del corteo sacrilego invece di mirare le donne nude, hanno pregato il Rosario costringendo le signorine deturpate dall’ideologia a passare oltre. E’ proprio il caso di dire che la preghiera è il miglior antidoto contro il male. Dettaglio non trascurabile: il tutto si è svolto il 13 ottobre, anniversario che segna la fine delle apparizioni di Fatima.
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