Centinaia di studenti, insegnanti e dipendenti delle scuole cristiane di Israele hanno protestato davanti alla sede dell’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu, contro i tagli del ministero dell’Educazione entrati in vigore con l’inizio del nuovo anno di studi.
Domani l’intero sistema scolastico arabo di Israele sciopererà a sostegno della protesta delle 47 scuole cristiane – chiuse a loro volta, a tempo indeterminato, dal 1 settembre – e i leader della Chiesa cattolica minacciano di chiudere, per solidarietà, i luoghi santi tradizionale meta dei pellegrini. Al centro della protesta c’è la decisione del ministero dell’Educazione israeliano di limitare al 30 per cento la copertura del bilancio delle scuole cristiane – con 33 mila studenti e 3000 insegnanti – e al tempo stesso di imporre limiti alle rette annuali per le famiglie.
Il negoziato vede le parti assai distanti: le scuole chiedono sostegni pubblici per 200 milioni di shekel (equivalenti a circa 50 milioni di dollari) per poter far fronte alla riduzione delle rette imposte dai nuovi regolamenti mentre il ministero dell’Educazione propone un versamento massimo di 20 milioni di shekel (circa 5 milioni di dollari). Le rette scolastiche nelle scuole cristiane sono in genere alte perché si tratta di istituti noti per la qualità degli studi che viene offerta.
“Giù le mani dalle nostre scuole” si legge sui cartelli dei manifestanti, colorati di giallo-oro come il drappo della Città del Vaticano. In particolare, i 47 presidi contestano al governo di adoperare una differente politica nei confronti di due network di scuole ultraortodosse ebraiche – Maayan Hahinukh Hatorani e Atzma’i – a cui viene garantita la copertura totale delle spese sebbene in molti casi non rispettano il completo curriculum di studi del governo.
La questione delle scuole cristiane in Israele è stata discussa da Papa Francesco con il presidente israeliano Reuven Rivlin durante l’incontro avvenuto giovedì in Vaticano. Al termine del colloquio Rivlin, in un’intervista ad una radio arabo-israeliana di Nazareth ha affermato che “il Papa è al corrente della situazione e il governo israeliano, incluso il ministero dell’Educazione, sta compiendo sforzi al fine di porre termine alla crisi”.